Ormai gli insegnanti si sentono sotto assedio: questo sentimento è ormai comune e condiviso da una intera categoria che non sa più come reagire di fronte alle politiche vessatorie che si ripetono da qualche anno.
Gli insegnanti si sentono giudicati da una politica ed un’opinione pubblica, volutamente distorta, che li bolla come fannulloni e scarsamente impegnati.
Forte è la demotivazione della gran parte delle categoria docente, che si ritrova carichi di lavoro sempre più pressanti e cogenti, ma al contempo una busta paga sempre più esigua, che perde, con una continuità temporale impressionante, il suo potere d’acquisto. Il leitmotiv di questi ultimi tempi è quello di abrogare per via legislativa, norme contrattuali, ritenute un privilegio per i docenti, ridisegnando quali sono i doveri dei docenti, anche in materia di ferie ed orario di servizio, e quali sono i nuovi diritti.
Si tratta di una forma di inderogabilità dei contratti collettivi di lavoro, rispetto a norme legislative che sono peggiorative per il lavoratore. La logica che ispira, quello che a noi piace chiamare la destrutturazione del contratto collettivo di lavoro della scuola, rende il legislatore libero di agire, prevedendo di fare delle leggi volte a derogare in pejus e quindi in senso più sfavorevole ai lavoratori, i patti di natura contrattuale. Si tratta senza minimizzare di un vero e proprio attacco ai diritti dei docenti italiani, che non dobbiamo scordare sono i peggio pagati di Europa.
Da una parte si tenta la strada dell’eliminazione dei diritti, dall’altra si aumentano surrettiziamente i carichi di lavoro e inoltre si bloccano le uniche fonti di avanzamento stipendiale.
Si decurtano scientemente e con invidiabile continuità le risorse accessorie, ma si pretende il regolare funzionamento del servizio straordinario.
Tutto questo deprime, demotiva ed avvilisce un’intera categoria, che non comprende bene quale sia l’obiettivo politico, per risollevare le sorti della scuola italiana. Questo ultimo blocco contrattuale fino a tutto il 2014 e il relativo blocco dello scatto stipendiale 2013, che fa il paio con quello del 2012, secondo un calcolo fatto recentemente dall’Aran, segna la perdita di potere d’acquisto, di un docente, con media anzianità di servizio, a causa dell’erosione monetaria prodotta dall’inflazione fra 2010 e 2012 di 1602 euro annui, ciò significa che si perde il 5,8% annuo del valore stipendiale. Contemporaneamente a questa erosione stipendiale, lenta ma continua, si nota un aumento dei carichi di lavoro, da parte dei docenti di ogni ordine e grado, che non viene retribuito.
Gli stessi dirigenti scolastici, che si sentono liberi da ogni vincolo di contratto, per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, spingono il piede sull’acceleratore del piano delle attività, costringendo i docenti a veri e propri forcing. I docenti si sentono sempre più stressati e si sentono sotto assedio, si trovano stritolati da una gigantesca morsa, in cui le due ganasce, sono rappresentate dalla politica vessatoria che elimina diritti ed aggiunge doveri e dai dirigenti scolastici che pretendono l’ordinario, lo straordinario e anche l’impossibile. La domanda di molti è: “ma cosa aspettano i sindacati ad allentare questa morsa?”. Il timore è che i sindacati di oggi, non abbiano più la forza e gli strumenti per difendere la categoria. Ma sarà veramente così?
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