Attualità

Insegnare fa paura, boom di dimissioni in Francia

Stipendio non in linea con l’inflazione, mobilità eccessiva, limitata sicurezza. Questi gli elementi che, più di tutti, stanno provocando un lento ma inesorabile esodo del personale scolastico in Francia; questo si rivolge a professioni nel settore della cultura e dell’arte o alla concorrenza dell’educazione privata. A far paura, specie ai Dirigenti Scolastici, sono le ripetute e continue minacce alla propria incolumità ricevute negli ultimi mesi. L’imposizione di un’uniforme a scuola – in un piano forzato di secolarizzazione dell’istruzione in chiave quasi repubblicana – è mal vista dalle minoranze locali e dalla comunità islamica locale, la quale ha reagito negativamente provocando un acceso dibattito circa la libertà di espressione ed i diritti connessi. Le minacce riferite dai presidi risultano di provenienza ignota ma associate ai recenti divieti e norme adottati in classe; le preoccupazioni per la sicurezza sono molte, tanto che negli istituti parigini a rischio sono presenti forze dell’ordine e metal-detector all’ingresso per ovviare l’introduzione di oggetti offensivi o utilizzabili come arma da parte degli studenti. 

Le reazioni della politica: il recente caso parigino

I politici francesi di tutte le ali dell’Eliseo hanno espresso sgomento mercoledì scorsi per le dimissioni del preside di una scuola parigina che ha ricevuto minacce di morte dopo aver chiesto a una studentessa di togliersi il velo islamico mentre si trovava nei locali della scuola. In segno di sostegno, il primo ministro Gabriel Attal, ex ministro dell’Istruzione, avrebbe dovuto incontrare il preside mercoledì, ha detto il suo ufficio. Laicità e religione sono questioni scottanti in Francia, che ospita la più grande comunità musulmana d’Europa. Nel 2004, le autorità hanno vietato ai bambini in età scolare di indossare “segni o abiti con cui gli studenti mostrino apparentemente un’affiliazione religiosa” come foulard, turbanti o kippa, sulla base delle leggi secolari del paese che intendono garantire la neutralità delle istituzioni statali. Le dimissioni del preside avviene in un momento di profonda tensione nel Paese a seguito di una serie di incidenti tra cui l’uccisione di un insegnante da parte di un ex allievo di fede musulmana lo scorso anno scolastico.

Una minaccia o fallimento collettivo?

I funzionari del Ministero dell’Istruzione hanno detto che il preside era andato in “pensione anticipata”. “È una vergogna”, ha detto mercoledì su X Bruno Retailleau, il capo della fazione repubblicana di destra nella camera alta del Senato. Boris Vallaud, il capo dei deputati socialisti alla Camera bassa dell’Assemblea nazionale, ha dichiarato all’emittente televisiva France 2 che l’incidente è stato “un fallimento collettivo”. Marion Marechal, nipote della rappresentante maggiore di estrema destra Jean-Marie Le Pen e lei stessa politica di estrema destra, ha parlato a Sud Radio di una “sconfitta dello Stato” di fronte alla “cancrena islamista”. La sindaca socialista di Parigi Anne Hidalgo ha chiamato il preside per “assicurargli il suo totale sostegno e solidarietà”, ha dichiarato il suo ufficio, aggiungendo che è “sconcertata”. La studentessa ha sporto denuncia contro il preside, accusandolo di averla maltrattata durante l’accaduto. Ha raccontato al quotidiano francese Le Parisien di essere stata “colpita duramente al braccio” dal preside. La studente è un’adulta che ha frequentato la scuola di formazione professionale.

Andrea Maggi

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