Gabriella de Mita, ricercatrice di filosofia teoretica presso il dipartimento ForPsiCom dell’Università di Bari, nonché direttrice del CIRLaGE e coordinatrice dell’Unita` di Ricerca di Fenomenologia delle relazioni comunicative a Bari; e Alessandra Modugno, ricercatrice di filosofia teoretica presso il dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova e coordinatore dell’Unità di Ricerca di Filosofia, psicologia e apprendimento nel CIRLaGE a Genova, pubblicano, per Franco Angeli Editore, “Insegnare filosofia in università. Riflessioni teoretiche verso nuovi scenari metodologici”, prefato da Giovanni d’Elia, educatore socio-pedagogico e componente dell’Unità di ricerca di Fenomenologia delle relazioni comunicative del CIRLaGe dell’Università di Genova.
Il punto nodale del testo, che si apre con la citazione di un racconto di Edgar Allan Poe, “Una discesa nel Maelstrom”, per indicare come l’aspetto razionale deve prevalere sulle emozioni, si fonda sulla convinzione – suffragata dall’esperienza e dunque dalla ricerca– che la modalità di veicolare le forme e i contenuti del pensiero teoretico, in particolare nella formazione universitaria dei futuri professionisti della formazione e dell’educazione, sia essa stessa una questione teoretica.
Il testo, oltre che rivolgersi alla comunità scientifica, potrà pure interessare docenti e studenti che intendano approfondire il valore formativo del filosofare e del suo apprendimento. Infatti, oggi per la filosofia la questione didattica assume una problematicità peculiare, considerato che la didattica della filosofia è essa stessa filosofia. Una problematica che il docente di questa disciplina dovrebbe essere in grado “di proporsi come un soggetto che fa da guida di un esercizio filosofico, come un soggetto che entra in una classe per fare sperimentare una pratica del pensiero che non si risolva nella proposta di alcuni percorsi storici all’interno della tradizione filosofica”.
Dunque Insegnare filosofia rimette in discussione concezioni e modelli talmente radicati da non essere nemmeno più avvertiti come propri riferimenti nelle pratiche di insegnamento, mentre aiuta a ripensare le forme stesse dell’insegnamento della filosofia nel luogo principale della formazione di coloro che sono poi chiamati a esercitare a diverso titolo la filosofia, ovvero, appunto, l’università.