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Insegnare la caccia alle elementari: per raccontare favole sui cacciatori buoni o vendere più armi?

Due cacciatori in classe in una scuola primaria di Gardone Val Trompia (comune della provincia di Brescia presso il lago d’Iseo, undicimila abitanti, giunta PD), per avvicinare i bambini al mondo della caccia. Un progetto approvato dal Consiglio d’Istituto. I cacciatori non porteranno armi in classe, ma un libro di favole sulla caccia (Il cacciatore in favola), per far capire ai bimbi che la caccia non è poi così brutta come la si dipinge; che i cacciatori amano la natura; che la tutelano. Mostreranno ai bambini uccelli imbalsamati e cani da caccia (questi, almeno, vivi). Il tutto su iniziativa del Consorzio armaioli italiani (ConArmI), il quale sostiene di voler educare i piccini al rispetto della natura insegnando la differenza tra caccia regolamentata per legge e bracconaggio.

Maestre consenzienti, mamme contente: le armi da caccia da quelle parti pare siano considerate folklore e “cosa normale”.

Il cacciatore dalle grandi mani e dal cuore buono

Le polemiche sono scoppiate subito, appena diffusa la notizia. Una petizione online contro “le lezioni di caccia nelle scuole” ha raccolto già settantamila firme: gli autori della petizione, indirizzata alla ministra Valeria Fedeli, sostengono che nel corso «Vengono raccontate ‘favole’ che riabilitano il cacciatore in veste di custode della natura e… le mamme ringraziano! (e non è ironia) perché così si valorizza la tradizione, perché in Valtrompia, terra di fucili e tradizioni venatorie, la caccia è considerata cosa buona e giusta, da imparare sui banchi di scuola. E hanno già chiamato dalle scuole di Sarezzo, Polaveno, Lodrino per ospitare anch’essi queste lezioni così educative».

Dal canto suo la LAV (Lega anti vivisezione) ha protestato ufficialmente con il MIUR, ritenendo che «Non c’è alcuna differenza tra il bracconaggio e la caccia. Uccidere un animale nel rispetto della Legge o violandola non cambia nulla».

Alle polemiche risponde il Sindaco del paese, Pierangelo Lancelotti (PD), in carica dal 26 maggio 2014: «State strumentalizzando quest’iniziativa. Il progetto proposto dal Consorzio armaioli è stato condiviso dagli insegnanti. Nelle nostre zone si parla di ambiente e lo vogliamo fare anche a scuola. Non neghiamo che la caccia comprende anche l’uso delle armi ma in classe non entra alcun fucile».

Sta di fatto che a Gardone la tradizione delle armi è salda e arcaica: il decreto Reale 9 maggio 1929 riconobbe al Comune (per volontà di Mussolini) la concessione al Comune di uno stemma «a due fucili con baionetta innestata, posti in croce di Sant’Andrea», già in voga dal 1870. Amore per la natura sì, ma ben connesso a quello per le armi.

Finché c’è caccia c’è speranza

Pronta a soddisfare l’antica passione, l’industria delle armi non è certo estranea a questo interesse per le scuole. Lo chiarisce Massimo Vitturi, responsabile nazionale LAV per gli animali selvatici: il quale definisce il progetto «sponsorizzato dall’industria delle armi che cresce e prospera sull’uccisione non solo degli animali. Stiamo gettando le basi del sistema americano, è un processo di assuefazione dei ragazzi all’uso delle armi».

Secondo Vitturi gli industriali delle armi temerebbero flessioni nelle vendite, e per questo avrebbero deciso di intervenire nelle scuole: «Il rapporto 2017 dell’Anpam, l’Associazione nazionale produttori armi e munizioni sportive e civili ha messo in evidenza una flessione del 13% del valore economico dei cacciatori e delle loro armi. È chiaro che cercano nuovi cacciatori in erba per i loro fini economici».

Dai dati forniti dall’ANPAM, in effetti, risulta la potenza del settore: la produzione di armi e munizioni per uso civile, sportivo e venatorio in Italia (dati 2017) conta 2.334 imprese, 11.433 addetti, per un valore di € 909.523.260. L’Italia è il massimo produttore europeo di armi civili (658.958 armi all’anno), con un fatturato di € 581.022.940. Una miniera d’oro (specie per i titolari).

L’ANPAM è organo di Confindustria, il cui interesse per la Scuola italiana non è certo una novità, visto anche l’appoggio di Confindustria stessa alle meraviglie della Legge 107/2015 “Buona Scuola (tra cui l’alternanza scuola-lavoro, cui ha dedicato persino un agile vademecum).

Un cammino già tracciato

Proprio in questi giorni, negli USA sono centinaia di migliaia i manifestanti che dicono basta alla diffusione delle armi negli States e nelle loro scuole: non se ne vedevano così tanti dalla contestazione contro l’intervento in Vietnam.

La passione yankee per le armi (reperibili persino nei supermercati) ha provocato, dal 1999 ad oggi, 384 tra morti e feriti (una media di venti all’anno, se guardiamo solo alle stragi nelle scuole: i morti nei quotidiani scontri a fuoco nelle città statunitensi, in realtà, non si contano nemmeno). L’americanizzazione della cultura e della scuola italiane procede a passi da gigante, con l’ideologia delle “competenze”, dei test a quiz e della precarizzazione della classe docente. Forse in Italia qualcuno sta tentando di americanizzarci anche sul versante dell’assuefazione alle armi?

Alvaro Belardinelli

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