E se scuola si andasse anche per imparare a perdere e per capire che le sconfitte non sono poi un problema così grave? Nasce negli istituti italiani la scuola slow, dove «perdere» non ha più significato negativo in una società sempre più competitiva ma sempre meno abituata a combattere, dove sono in aumento i fenomeni di bullismo e di scuolafobia, le conseguenze più esasperate dell’incapacità degli studenti di venire a patti con la propria sconfitta. E con questi obiettivi partono i progetti, regolarmente finanziati dal Miur, che sarebbero centinaia in tutt’Italia.
{loadposition bonus}
TUTTE LE NOTIZIE SUL CONCORSO ANCHE SU TELEGRAM!
«In una società basata sul successo, sul guadagno e sul vincere abbiamo mai riflettuto sull’importanza e sul valore pedagogico del perdere?». L’obiettivo, spiegano i formatori, così come è riportato dalla Stampa, è di «comprendere l’importanza di partecipare, ma anche «saper accettare la sconfitta» e alla fine precisano che il progetto avrà funzionato «se tutti gli allievi si saranno impegnati e nelle varie gare disputate avranno dimostrato di saper perdere».
I metodi utilizzati fanno perno sulla simulazione e rotazione dei ruoli con lezioni di gruppo in cui gli studenti leader assumono il ruolo di perdenti e i perdenti si trasformano in leader. Oppure si usano le narrazioni autobiografiche come punto di partenza per racconti in classe, temi, conversazioni con gli insegnanti destinate a far emergere difficoltà, competizioni, problemi nelle relazioni. Imparare a perdere, insomma, diventa una vittoria.