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Insegnare l’arte fa bene ai bambini, scopriamo il perché

Insegnare l’arte ai bambini fa bene alla loro crescita emotiva e consente loro di sviluppare la creatività.
I bambini riescono ancora a giocare in maniera creativa, senza istruzioni, senza una guida ma in piena libertà emotiva? Lasciamo a loro del tempo libero per giocare esplorando, elaborare e raccontare la loro esperienza?
Nella società in cui viviamo, scandita dal tempo e dal fare tutto e subito, dal digitale che ci toglie l’immaginazione perché ci fa raggiungere virtualmente ogni luogo, di famiglie dai ritmi frenetici dove lavorano entrambi i genitori e si spingono i figli alla competizione e al fare tante attività extra scolastiche, sport musica, corsi di inglese, alla scuola stessa, soprattutto quella elementare dove una volta si usciva alle 12 e trenta e si mangiava tutti insieme a casa, adesso le lezioni terminano dopo le 16 e si mangia nella mensa scolastica.

In questo contesto stressato, su cui il covid almeno ci ha consentito di riflettere e riscoprire vecchi ritmi familiari, i bambini non hanno più modo di giocare liberamente, dando sfogo alle loro fantasia, inventando e costruendo giochi per cacciare via la noia. In sostanza nel tessuto sociale che ci siamo costruiti nel tempo, non c’è più spazio per il libero gioco dei bambini, di quei lunghi pomeriggi casalinghi dopo l’uscita della scuola dove giravamo dentro casa in cerca di qualcosa da fare.

Interessante a tal proposito l’articolo di Francesca Cassola su sito “Sussidiario.net” che riprende l’attenzione al tema del gioco creativo come palestra per i processi di apprendimento futuri dei bambini.

Perché è importante lo studio dell’arte

I bambini hanno “bisogno di fare esperienze creative che affianchino stabilmente il curricolo scolastico” per elaborare ciò che apprendono, per questo possono venire incontro a questa esigenza l’uso delle discipline artistiche. Sfatando ovviamente alcuni tabù che culturalmente ci portiamo dietro come quello che l’arte sia solo per “capaci” mentre siamo tutti dotati di occhi e mani e sentiamo la necessità innata di vedere cose belle, di esprimere ciò che ci piace. L’arte va vista come uno strumento di scoperta e non solo come canale espressivo. Secondo l’autrice il modo migliore è quello di “lavorare insieme ai bambini, proprio come si faceva nelle antiche botteghe”, quei luoghi dove si lavorava tanto, ma era il maestro a condurre il lavoro, così come ad avere l’ultimo tocco di colore sulla pittura degli allievi.

I bambini devono avere la possibilità di raccontare e scoprire attraverso il disegno, individuare insieme a loro la tecnica scelta facendoli sentire al riparo dagli errori.

Altro aspetto fondamentale e interessante nell’insegnare arte ai bambini è quello di intervenire sui disegni, anche se il pensiero comune suggerisce che non vanno toccati. Il problema di fondo è che occorre avere insegnanti con anni di esperienza alle spalle di pratica in grado di intervenire senza rovinarli. Come correggere una frase scritta su un tema non cambia il pensiero del bambino ma restituisce soltanto la forma corretta al suo pensiero è giusto non lasciare un disegno incompleto. Ad esempio, basti pensare a “quante volte si permette ai bambini di non disegnare le mani o il naso perché non siamo capaci di guidarli in quel particolare troppo difficile”. Così facendo il disegno rimane qualcosa di infantile, che non progredisce insieme agli altri apprendimenti.

Non è un caso che in Francia cosi come in altri Paesi europei è stata introdotta una materia trasversale di studio dell’arte, mentre l’Italia resta l’unico Paese europeo dove la Storia dell’arte è una specifica materia che si insegna nelle scuole secondarie di secondo grado, mentre nelle secondarie di primo grado, da quando nel 2003 l’allora ministra della Pubblica istruzione Letizia Moratti ha trasformato l’Educazione artistica in «Arte Immagine», la didattica del disegno e delle tecniche grafiche è accompagnata dall’apprendimento di nozioni generali di Storia dell’arte, dalla lettura di opere e da visite a musei e beni culturali del territorio.

Così facendo, però, l’arte resta per pochi e poi, alla scuola secondaria, chi disegnerà ancora spontaneamente? Spesso questi bambini ci mettono più tempo a fare progressi, perché prima di iniziare a seguire devono abbattere tutta una serie di convinzioni su come si disegna. “La mancanza di processi creativi appresi in modo non formale, e della capacità di fare connessioni, deve spingerci assolutamente a esplorare le proprietà educative delle discipline artistiche”.

Imparare dagli errori allena i ragazzi alla capacità di adattamento

Altro aspetto fondamentale è la capacità di affinare, perfezionare il disegno con livelli sempre più alti di complessità, con capacità di autocorrezione. È importante insegnare agli studenti a vedere l’errore e saper individuare una nuova strada da percorrere durante l’elaborato, avendo il coraggio di cambiarne la forma, la tecnica, i colori. Allenandoli in questo modo i bambini imparano a disegnare senza cancellare, diventano capaci di non stracciare il foglio davanti all’imprevisto e si interrogano invece su come rimediare applicando doti di revisione e pazienza.

L’arte se insegnata in questo modo porta con sé la capacità di adattamento e di modifica degli errori per tutto il periodo scolastico.

In definitiva, insegnare l’arte, consente di stimolare la creatività , migliorare le prestazioni scolastiche perché in grado di correggere il proprio modo di produrre l’elaborato, trasmette fiducia nel bambino e favorisce anche l’apprendimento visivo. Aiuta inoltre a prendere decisioni (problem solving) ed a sviluppare la perseveranza strumenti utili per fissare e raggiungere gli obiettivi.

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Dino Galuppi

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