Da recenti statistiche è emerso che il sistema scolastico danese è il migliore in Europa. Questa eccellenza deriva prima di tutto da una concezione molto moderna dell’istruzione, che è comunque piuttosto diversa da quella dei Paesi europei di matrice latina come l’Italia.
La Danimarca spende circa il 6,7 del suo PIL per l’istruzione, e le cifre riguardanti il raggiungimento dei titoli di studio di livello superiore sono molto elevate. Inoltre, il Paese ha una lunga e onorata tradizione culturale, che in questo periodo storico si esplica anche attraverso un notevole numero di scambi internazionali, sia a livello accademico sia a livello di scuole. In Danimarca i colleghi danesi lavorando al pari di quelli italiani 18 ore alla settimana, per un anno scolastico di 200 giorni, percepiscono uno stipendio medio di 3.000 euro, mentre come tutti sanno in Italia, lo stipendio medio di un insegnante è di poco inferiore alla metà di quello danese.
Dai dettami della legge di stabilità sappiamo inoltre che tale retribuzione rimarrà bloccata fino al 2017. Ma l’informazione che potrebbe far invidiare migliaia di docenti italiani è il fatto che i colleghi danesi quando hanno compiti da correggere, inviano una copia in un ufficio a Copenaghen, che calcola il tempo medio di correzione per il numero di alunni e computa, su quelle basi, un compenso aggiuntivo allo stipendio base.
Fatta questa comparazione molto indicativa, si può desumere su come i nostri governanti considerino la categoria professionale degli insegnanti e l’intero comparto dell’istruzione nazionale. E’ necessario che l’intero comparto dei docenti italiani prenda coscienza della sua posizione contrattuale all’interno del contesto europeo.
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