L’insegnamento è una professione bella ed entusiasmante e deve essere considerata una professione come tutte, considerata e rispettata come le altre, non essere sottovalutata e soprattutto deve accrescere il suo prestigio sociale.
Insegnare non deve assolutamente essere un lavoro di ripiego, ma un mestiere nel quale il docente deve crederci e farne il suo ideale di vita.
Solo se si pensa in quest’ottica di una professione di prim’ordine, in cui credere per ciò che si trasmette alle nuove generazioni in termini di valori educativi e formativi e non di nozioni sterili e fini a se stessi, allora possiamo affermare che l’insegnamento è la “chiave” lavorativa più avvincente e più convincente per chi la sta già esercitando e per chi si appresta con i nuovi concorsi nella scuola ad accedervi.
Bisogna credere in quello che si fa e l’insegnante deve sempre pensare di porre al primo piano non il suo “io”, ma l’alunno in tutta la sua dimensione, perché il destinatario finale è sempre e solo l’alunno.
Se riuscissimo a pensare l’insegnamento in un’ottica diversa, non come una professione di ripiego perché questo mi offre il mondo del lavoro o perché un domani con il concorso superato avrò il contratto a tempo indeterminato, si sta commettendo un errore.
L’insegnamento è una professione da considerare alla stessa stregua di tutte le altre attività lavorative della pubblica amministrazione, sia in termini giuridici che economici.
Solo che il docente dovrebbe essere valorizzato e remunerato di più per riconquistarsi il suo giusto ruolo nella società contemporanea.
Mario Bocola
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