Insegnare nelle scuole il corretto uso del telefonino, e, al tempo stesso, riportare nella scuola il gioco, il mezzo di eccellenza attraverso cui bambini ed adolescenti sperimentano la loro vita futura e imparano le regole. A lanciare la proposta con Labitalia è Fulvio Giardina, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi.
“L’uso esagerato delle nuove tecnologie -aggiunge Giardina, 67 anni, siracusano, docente all’Università di Catania- fornisce al bambino e all’adolescente una piena e totale autonomia ed un’acquisizione di saperi che prima non era mai stata raggiunta in questi termini”. La scuola non può rimanere indietro, spiega lo psicologo perché “il futuro della nostra infanzia e adolescenza sta nel modificare l’assunto di riferimento, la scuola”.
Non occorre più, aggiunge Giardina “una scuola che assegna compiti per il doposcuola, che misura gli apprendimenti col voto, e che elabora saperi che già vengono posseduti dai ragazzi”. Ci vuole invece “una scuola che abbia come parole chiave ‘benessere allegria e qualità della vita'”.
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Insomma “il contesto meramente aggregativo della scuola attuale” va trasformato “in uno spazio nuovo”, auspica il presidente degli psicologi italiani.
C’è poi un’altra ‘falla’ nel sistema formativo da riparare: “I nostri figli -afferma Giardina- non sanno più giocare. Col telefonino infatti non si gioca, semmai è una micromanipolazione di un oggetto. Ma il gioco inteso nella maniera più ampia, come sperimentazione di pezzi di vita in cui ognuno, in futuro, si cimenterà, non c’è”.
Come non c’è nello stare sempre su tastiere o videoschermi “utilizzazione del corpo, dello spazio, del tempo”, dice Giardina. Invece il gioco ‘vero’ “facilita l’acquisizione di regole, perché si gioca se ci sono regole, come in un campo di calcio”. “E invece a scuola non si gioca più”, ammette Giardina.
Insomma, conclude l’esperto “dobbiamo rivedere un po’ tutto il sistema scolastico anche perché la famiglia ha difficoltà a governare questi processi, così come un figlio con autonomia nelle nuove tecnologie ha difficoltà ad avere un dialogo valoriale coi genitori”.
“Bisogna cambiare la didattica e prevedere, perchè no?-propone Giardina- l’insegnamento dell’uso del telefonino. Diamo per scontato che sia uno strumento di facile utilizzazione invece non è così: insegniamo dunque ai bambini ad usarlo e insegniamo loro anche a giocare”.
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