Così come riporta il quotidiano locale “Alto Adige”, un altoatesino della Val Badia è stato condannato a otto mesi di reclusione e 12 mila euro di risarcimento per aver diffamato l’insegnante del figlio che frequenta la scuola elementare in un paesino della regione.
Il padre dello studente, senza verificare quanto stesse accadendo al proprio figliuolo, a fronte di un numero consistente di assenze fatte dal proprio figlio durante l’anno scolastico, accusò, senza mezzi termini, la maestra di non essere un esempio di rigore professionale.
Durante il procedimento giudiziario, la maestra (che si è costituita parte civile nel procedimento) ha dimostrato che in realtà le assenze fatte registrare sul posto di lavoro erano da imputare ad una malattia che aveva colpito prima il marito e poi la stessa docente.
Spesso i genitori non usano mezzi termini: un voto negativo o una punizione inflitta ai loro figli viene interpretata come un’offesa. Non pensano, invece, che quasi sempre sono la normale conseguenza di una preparazione inadeguata o un mezzo di correzione di comportamenti sbagliati.
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