Una storia di riscatto: un ragazzo veneto di 24 anni insultato, negli anni della scuola, da un docente a causa del suo peso oggi è un atleta che corre maratone. Ecco cosa ha raccontato ai microfoni de Il Corriere della Sera. “I limiti – dice – esistono solo nella nostra testa”.
Per dimostrarlo, da metà luglio a oggi ha già corso in totale oltre 2300 chilometri, come da Altavilla Vicentina (suo paese d’origine) a Lisbona (Portogallo), suddivisi in 21 chilometri al giorno per 100 giorni. “Io non sono un runner: voglio solo dimostrare che, con la forza di volontà, si può fare tutto ed essere da ispirazione per gli altri. Voglio anche riscattare il ragazzino che sono stato, bullizzato dalla prima media e per tutte le superiori per la mia forma fisica. Ero sovrappeso e un insegnante mi chiamò, una volta, ‘polpetta’. Da allora sono diventato lo zimbello della scuola”, queste le sue parole.
“Non andavo neanche bene a scuola, ero timido e complessato. La mia reazione è stata chiudermi in me stesso. Sono stato bocciato due volte in seconda superiore. Dopo la seconda bocciatura sono andato in una scuola privata, per poi tornare in quinta superiore e diplomarmi. Avevo paura a tornarci, l’ansia di rivivere quello che avevo già vissuto mi logorava. Ma volevo superarla. Nell’estate tra la quarta e la quinta superiore ho deciso di dimagrire. Ho perso 30 chili. Ho ricominciato la scuola e quell’anno è andata bene”, questa la sua storia.
Qualche tempo fa abbiamo riportato le parole del cantautore Antonello Venditti sul bodyshaming. “Mia madre mi bullizzava. Mi diceva che ero sciocco e che ero grasso come un maiale; e la seconda cosa era vera. Ora lo chiamano body shaming”, ha detto con amarezza. “Mi voleva perdente e fallito”, ha detto anni fa a Il Corriere della Sera.
L’anno scorso, poi, in una scuola c’è stato un sit-in di studenti di un liceo di Roma che hanno affisso scuola dei cartelloni con scritte alcune frasi che sono state pronunciate e rivolte loro da dei docenti.
Si tratta di parole intrise di bodyshaming, luoghi comuni, discriminazioni di genere. Ecco il tenore delle frasi: “Se ti vesti così è ovvio che i professori ti guardano”, “con queste gambe non troverai mai un uomo”, “con quei denti non ti vorrà mai un ragazzo”, “abdurre significa ‘aprire’, come fanno troppo spesso le ragazze di oggi”, “dovresti proprio andare in palestra”, “che p***e questa, con gli attacchi di panico”.
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