Arrivano aggiornamenti sul caso delle tre maestre di Pavia che sono state accusate, lo scorso aprile, di aver usato, su una chat di WhatsApp, degli epiteti davvero poco carini parlando del figlio di 8 anni di una collega. Questa ha scoperto tutto leggendo le chat incriminate attraverso un pc della scuola rimasto aperto, denunciando le tre colleghe che sono state prontamente sospese in via cautelare. Dalle vacanze di Pasqua in poi le docenti, etichettate come “bulle”, non sono mai rientrate e hanno percepito metà stipendio.
Come riporta Il Giorno, l’Ufficio scolastico territoriale ha deciso di archiviare la contestazione nei confronti di una delle insegnanti accusate di aver compiuto il grave fatto lo scorso febbraio. Ad annunciare tutto ciò è stato il legale della docente reintegrata, l’avvocato Francesco Saverio Bertone.
“Non tutte e tre le maestre hanno insultato il bambino, la mia cliente ha soltanto letto quelle parole scritte da due colleghe. Il pm l’ha riconosciuto e anche l’Ufficio scolastico territoriale che aveva sospeso la docente ha ritenuto di non dover procedere nei suoi confronti perché non aveva fatto nulla”, ha riferito Bertone.
“Dalla stampa abbiamo appreso che in settembre ci sarà un’udienza per la vicenda – ha aggiunto l’avvocato –, ma noi non abbiamo mai ricevuto alcuna notifica. Se accadrà, ci presenteremo e porteremo tutti i documenti. Finora non abbiamo neppure saputo della richiesta di archiviazione presentata dal pm alla quale la mamma del bambino si è opposta. Evidentemente era chiaro che le frasi erano state scritte da altre persone e non dalla mia cliente”.
In attesa di ulteriori sviluppi i genitori della scuola pavese si dicono preoccupati in quanto, a pochi giorni dal rientro a scuola, non sanno ancora cosa attenderà i loro figli: “Che insegnante avranno quest’anno i nostri figli? Sarà garantita la continuità didattica o ci sarà una supplente come accaduto dal rientro in classe dopo le vacanze di Pasqua? Non solo il bambino insultato, anche i nostri figli sono stati danneggiati da questa vicenda”, hanno detto.
Nel frattempo, come riporta Tgcom24, anche la maestra madre del bambino insultato, che si è opposta all’archiviazione del caso, è indagata con l’accusa di accesso abusivo a sistema informatico e violazione della corrispondenza.
Nella chat WhatsApp, secondo quanto afferma la madre, l’alunno è stato chiamato “pirla”, “bambino di m…” e “sporco”. Sempre secondo il suo racconto, tra le foto condivise su WhatsApp ce ne sarebbe anche stata una con il bambino seduto al banco dopo aver ricevuto un castigo, con lo sguardo basso e le braccia incrociate.
Come riporta La Provincia Pavese, il fatto è stato archiviato in quanto le espressioni in questione sono state considerate uno “sfogo delle frustrazioni di un’insegnante con una collega”. C’è da dire che sono anche state avanzate ipotesi di maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione. All’alunno sarebbero state inflitte punizioni e in un’occasione sarebbe stato costretto a restare fuori della classe. Queste accuse non sono state considerate percorribili, perché da parte delle insegnanti è mancato il trattamento “afflittivo” nei confronti dell’alunno.
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