La denuncia di un giovane docente ai danni di un alunno che lo avrebbe insultato usando un epiteto omofobo è stata archiviata: questo quanto riporta Il Corriere della Sera. I fatti sono avvenuti alla fine dello scorso anno nel trevisano.
La parola usata, che non ripeteremo e ci limiteremo a dire che inizia con la F, non è stata giudicata un insulto né tanto meno può configurare un oltraggio ad un pubblico ufficiale. O meglio: ai fini di una denuncia penale. Per questo la Procura di Treviso avrebbe chiesto e ottenuto l’archiviazione nei confronti di uno studente che, all’epoca dei fatti, aveva da poco compiuto la maggiore età.
“Il comportamento – scrive il sostituto procuratore nella sua richiesta di archiviazione – troverà una più idonea reprimenda a livello della disciplina scolastica”. Il professore, dopo l’insulto pronunciato davanti ad un collega, aveva denunciato l’alunno per oltraggio a pubblico ufficiale.
“Il mio obiettivo – fa sapere il professore – è far sapere alla gente quali umiliazioni devono subire ogni giorno tanti insegnanti che si recano sul posto di lavoro e devono sorbirsi del bullismo omofobo senza alcuna tutela. Vorrei contribuire a creare un deterrente per futuri comportamenti simili, per far capire che non siamo disposti a tollerare questi abusi”.
“Quanto accaduto dimostra – spiega Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista e Liberale – che in assenza di una legge contro l’omobitransfobia non esiste giustizia per le nostre vittime. Faccio appello al presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che in passato ha fatto dichiarazioni di apertura verso i diritti della comunità LGBT+ nel suo ruolo istituzionale, affinché applichi una delibera che preveda una sanzione di 500 euro per i reati di omobitransfobia. Questa misura rappresenterebbe un passo importante per contrastare la discriminazione e garantire maggiore sicurezza e rispetto nelle scuole e in tutta la comunità ed è già attiva in oltre dieci Comuni italiani. Se l’insegnante fosse stato offeso perché nero o di religione ebraica la denuncia sarebbe partita automaticamente sulla base della legge Mancino e l’alunno sarebbe stato probabilmente condannato. Invece, in mancanza di una norma specifica, la Procura di Treviso non ha potuto fare altro che archiviare il caso”.
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