L’insegnante di matematica che pochi giorni fa ha rivolto insulti sessisti su Facebook alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ora è pentito: «È stato un momento di esasperazione dovuto al lockdown. Mi scuso, non dovevo farlo».
«Chiuso in casa da tempo, esasperato da questa situazione, mi sono lasciato andare e ho scritto quello che tutti hanno letto e giustamente condannato. Ero in ansia in quanto non si sapeva nulla sugli esami di Stato delle superiori e si parlava della necessità della presenza dei docenti alle prove. Io oltretutto ho problemi di salute. Così ho fatto quella stupidaggine. Posso solo scusarmi con il ministro».
Contro il docente si erano scagliati anche deputati e senatori che hanno chiesto «provvedimenti nei confronti del docente. Il fatto che si tratti di un ex assessore ed esponente del Pd fornisce agli insulti un connotato politico. La giunta e il Consiglio comunale di Ovada hanno già condannato l’episodio. Ora ci auguriamo vengano presi provvedimenti da parte della scuola. I docenti devono trasmettere sani valori alle generazioni future, condannare il bullismo, il sessismo e la violenza verbale. Questo è ciò che fa la quasi totalità degli insegnanti. Questa minoranza invece offende tutta la scuola, non solo il ministro».
E se si chiude un episodio se ne apre un altro che dimostra la fragilità ideologica e politica di chi dovrebbe essere garante delle istituzioni e della costituzione, ma pure della morale più comune, compresa la buona educazione, con un linguaggio coerente col luogo dove vengono prese le decisioni più importanti per il futuro del nostro Paese.
E invece sembra serpeggiare una sorta di volgarità che si sfoga contro le donne, il bersaglio più frequente e più facile da colpire, soprattutto quando si scarica sulla sfera sessuale.
E così un esponete di FI, di quel gruppo politico che si stracciò le vesti a favore della nipote di Mubarak, sorridendo compiaciuto invece nel giustificare il gallismo del suo leader, rivolgendosi alla ministra Azzolina, criticata per la prolungata chiusura delle scuole, ha detto: «La scuola ha bisogno di credibilità e serietà. La credibilità è come la verginità: è facile da perdere, difficile da mantenere e impossibile da recuperare».
Paragone anche volgare sia perché fa riferimento a una condizione solo pretesa dalla donna e sia perché nulla ha a che vedere con la politica e la scuola, considerato sempre che la credibilità non è solo quella amministrativa ma anche morale.
«Pochi minuti fa in aula, intervenendo davanti alla ministra Azzolina, il senatore di Forza Italia ha argomentato sulla credibilità e serietà della scuola e di chi la gestisce, facendo un esplicito riferimento alla verginità femminile, a suo dire ‘facile da perdere, difficile da mantenere, impossibile da recuperare. La cosa risulta, se possibile, ancor più grave perché espressa davanti a una donna, una ministra, che in questi giorni ha subito attacchi e insulti di ogni genere, sfociati in vere e proprie minacce tanto che le è stata assegnata la scorta. Sarebbe opportuno che chieda scusa. Forza Italia non si smentisce mai».
E subito dopo anche senatore forzista si è scusato, dicendo di essere stato frainteso: «Ho parlato con la ministra Azzolina e le ho spiegato che mi riferivo alla credibilità della scuola. Il sessismo, il genere… non c’entrano nulla. Il M5s strumentalizza. Avevo usato lo stesso concetto anche nei confronti del premier Giuseppe Conte. Nel caso lei avesse pensato mi riferissi a lei, di accettare le mie scuse. Lei mi ha detto che ha capito. Caso chiuso».
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