Mentre si attende a ore l’approdo in Parlamento del ddl di riforma della scuola, il 17 marzo contro l’approvazione di quello stesso testo si è svolto lo sciopero dei precari indetto dall’Anief, assieme a un doppio sit in davanti a Montecitorio e al ministero dell’Istruzione. Al centro della protesta, sostenuta anche dal Codacons e dal Movimento Cinque Stelle, soprattutto il capitolo relativo alle assunzioni perché – spiegano i promotori dell’iniziativa – il provvedimento del Governo intende stabilizzare solo una parte di supplenti e continua, invece, a trattare tutti gli insegnanti abilitati dopo il 2011 come dei lavoratori invisibili: “basta con la precarietà, è giunta l’ora di stabilizzare tutto il personale abilitato che ha svolto più di 36 mesi di servizio su posti vacanti. E, in generale, il recupero dei diritti e della dignità del lavoro. Siamo pronti a inviare al Miur una valanga di ricorsi, che peseranno non poco sull’erario”, ha detto il presidente Anief, Marcello Pacifico.
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Anche Susanna Camusso, segretario generale Cgil, da Trieste, rispondendo a una domanda sul tema dei licenziamenti nel pubblico impiego, si è schierata a favore dei precari. In particolare di quelli della scuola: “il governo – ha detto Camusso – dovrebbe avere una priorità, quella dei tanti precari del pubblico impiego, dei tanti lavoratori che sono rimasti nell’incertezza perché non gli sono stati rinnovati i contratti, dei tanti conflitti in basso che sta costruendo, penso alla giustizia, alla sanità, allo stesso annuncio sui precari della scuola che taglia fuori tutta una parte di quelli che hanno fatto i corsi abilitanti”.
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