Il presunto rapporto, come identificato dagli esperti di didattica come Jan Heart, di natura conflittuale tra didattica e somministrazione delle nozioni di fatto rende impossibile, sia a livello di investimenti che di programmazione, alcuna miglioria sotto il profilo dell’aggiornamento di strumentazione e metodologie per sviluppare abilità ed attitudini in seno al discente.
Oltre alla consueta – ma non troppo – presenza di LIM ed estensioni digitali, come da norma 28/09/2013, provvedute dalle case editrici dei libri di testo in adozione, altre discipline e dimensioni si prestano bene ad uno strutturale rinnovamento della didattica e del modo di pensare ed intendere la conoscenza: l’intelligenza artificiale ha oramai riempito e limitato gli impegni di natura domestica, le ricerche in rete e funzionalizzato al massimo, per le industrie, la produttività versatile basandola su risorse economiche e materiali disponibili.
Quanto risulta diffusa l’intelligenza artificiale nelle scuole d’Europa e del Belpaese, non solo come mera estensione meccanico-digitale, ma anche come vera e propria disciplina?
La piccola e nordica repubblica Baltica, soprannominata la Silicon Valley d’Europa, ha da sempre puntato sulla digitalizzazione e sulla smartizzazione della vita degli studenti e dei cittadini estoni, riducendo il contatto con le istituzioni e garantendo lo svolgimento di tutti i servizi on-line, tra cui quelli amministrativi come l’iscrizione a scuola, la visione delle valutazioni ottenute, i processi civili, il rinnovo della documentazione d’identità.
Gli investimenti sull’istruzione e sul digitale come elemento di supporto risultano notevoli: i ragazzi sono già dalla tenera età abituati a confrontarsi con programmi, softwares, reti sociali, con il fine di acquisire competenze per una saggia gestione delle informazioni e delle reti, dotandosi di minute competenze espresse in classe con il supporto dei docenti, adeguatamente formati e sottoposti a continui aggiornamenti ed esami intra-carriera.
L’intelligenza artificiale costituisce una netta fetta del programma annuale di matematica e informatica in vigore dal 2015, valido per le scuole elementari, medie e collegio (equivalente delle scuole secondarie di secondo grado in Italia). Altre realtà trainanti risultano Belgio, Regno Unito ed Olanda, i cui Ministeri dell’Istruzione hanno varato pacchetti d’investimento necessari alla digitalizzazione anche con il fine di garantire un adeguato svolgimento della DAD nel caso in cui il tasso di contagi tornasse a risalire durante la prossima stagione autunnale.
Presso la scuola Piersanti Mattarella di Modena la disciplina che domina molti dei numerosi processi in vigore presso i poli industriali contemporanei è già divenuta parte di un dedicato curriculum di studio, una vera e propria disciplina scolastica in cui applicarsi e di cui rispondere alla fine, all’esame di terza media.
Tale scelta risponde all’accordo tra l’Istituto 3 di Modena e la società Ammagamma – nota come “Syllabus” – la quale prevede già un biennio in cui si acquisiscono competenze teoriche e un laboratorio tecnico-pratico “attraverso un percorso di contaminazione tra più discipline”.
Immediatamente si approfondiscono i modelli matematici che stanno alla base dell’intelligenza artificiale secondo una primaria programmazione relativa a basi di informatica atte a comprendere le basi della disciplina in oggetto. “Ma l’Intelligenza artificiale è molto di più”, rendono noto i docenti chiamati a impartirla nell’istituto di Modena: “Nasce con il sogno dell’uomo di replicare la sua virtù su macchine, robot, replicanti ed è su questa ricerca di senso che interroghiamo a fondo gli studenti”.
Risultano inoltre presenti quattro programmi sui quali poi si dimensiona l’esame alla fine del ciclo di studi: Lucy dedicato in via generale all’IA, Maia sull’intelligenza applicata alle discipline botaniche e scientifiche (in riferimento all’Agenda 2030), Frida che verte su arte e creatività (musica e discipline artistiche), e Mary, infine, sull’intelligenza sociale e relazionale.
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