L’intelligenza artificiale entra nella scuola: quindici istituti di quattro regioni stanno sperimentando il suo utilizzo, volto alla personalizzazione della didattica, per il superamento delle difficoltà d’apprendimento.
Si tratta di un’intenzionalità che conferma e rinforza la resistenza al cambiamento che da mezzo secolo caratterizza la gestione dell’istituzione scolastica, a difesa della parcellizzazione del servizio; gli effetti della cultura sistemica, che postula l’unitarietà della scuola e l’interdipendenza tra i suoi elementi, sono sempre stati rifiutati, nonostante le disposizioni di legge. Sia d’esempio la legge 12/2020 che distingue la finalità delle università da quella delle scuole, assegnando a queste il compito di potenziare le capacità degli studenti, capacità che si manifestano sotto forma di competenze generali e specifiche; le conoscenze e le abilità sono gli strumenti operativi.
Riformulando: al modello che si fonda sulla trasmissione del sapere, la legge contrappone quello che pone le qualità intellettive e operative dello studente a suo fondamento.
Limitare l’attenzione al solo insegnamento banalizza il cambiamento ambientale indotto dalla nuova tecnologia informatica: gli studenti dispongono sia di una biblioteca di dimensioni sconfinate, sia di un aiutante in grado di correlare le informazioni e di aggregarle.
La ridefinizione della funzione docente è l’elemento chiave; la guida alpina sia d’esempio: scelta la meta affianca l’escursionista nel cammino, aiutandolo a superare gli impedimenti.
Allo stesso modo l’insegnante gestirà l’attività educativa che riguarderà la percezione, la definizione e la soluzione di problemi. Il docente monitorerà i relativi percorsi di ricerca, valorizzando gli scostamenti tra obiettivi e risultati. Un altro elemento qualificante sarà la capacità di collaborare, sia in classe con l’ideazione di stimolazioni adeguate, sia negli organi collegiali. La progettualità formativa, educativa, dell’istruzione e dell’insegnamento, fondamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, devono essere il modus vivendi e l’intelligenza artificiale diventare una loro risorsa per consigli e per la validazione dei percorsi risolutivi.
Enrico Maranzana
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