Il settore pubblico è fortemente influenzato dall’adozione dell’intelligenza artificiale, con circa il 57% dei dipendenti, ossia circa 1,8 milioni di lavoratori, che saranno significativamente esposti a questa nuova tecnologia. Di questi, il 12%, pari a circa 218mila persone, rischia di essere sostituito.
Queste le informazioni tratte dalla ricerca di Fpa “L’impatto dell’intelligenza artificiale sul pubblico impiego“, presentata oggi, 21 maggio, al Forum PA 2024, l’evento annuale in programma a Roma fino al 23 maggio.
Circa il 12% dei dipendenti pubblici, ossia 218mila persone in professioni meno specializzate e caratterizzate da compiti ripetitivi e prevedibili, rischia di essere facilmente sostituito dall’intelligenza artificiale. Un ulteriore 8% dei lavoratori, circa 154mila dipendenti, tra cui molti del settore sanitario e diplomatico, si trova in una situazione incerta tra possibili sinergie e rischi di sostituzione.
La ricerca evidenzia che, tra i dipendenti pubblici altamente esposti, l’80% potrebbe integrare l’intelligenza artificiale nel proprio lavoro, migliorando notevolmente le proprie prestazioni.
Circa 1,5 milioni di lavoratori con ruoli di leadership e gestione, tra questi i dirigenti scolastici e volendo anche i DSGA, potrebbero operare in modo complementare con le nuove tecnologie, a patto che ricevano una formazione adeguata e lavorino in un contesto organizzativo favorevole.
“Le professioni ad alta specializzazione come i ruoli direttivi, i dirigenti e i professionisti – evidenzia la ricerca – hanno un forte potenziale di collaborazione, mentre quelle poco specializzate e routinarie sono vulnerabili alla sostituzione, suggerendo la necessità di una riconsiderazione dei ruoli e di una riqualificazione per mitigarne gli effetti. La rivoluzione dell’IA rappresenta la ‘terza ondata’ di trasformazione per il settore pubblico degli ultimi 15 anni, dopo la spending review e la pandemia”.
“Di fronte a un simile impatto, la pubblica amministrazione è chiamata ad una riforma strutturale – dichiara Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Fpa -. Serve una revisione dei processi di formazione, orientata allo sviluppo di competenze come creatività, adattabilità, pensiero critico e laterale e soft skill, che possono qualificare il lavoro liberato da mansioni ripetitive e routinarie. A livello organizzativo, bisogna abbandonare la logica gerarchica e burocratica per introdurre la flessibilità necessaria a gestire il cambiamento. Mentre la dirigenza è chiamata ad abbandonare la cultura dell’adempimento verso una per obiettivi e risultati“.
Dalla ricerca emerge anche che il 57% dei lavoratori è altamente esposto all’intelligenza artificiale, mentre il 28% è moderatamente impattato e solo il 15% subisce un’influenza minima o nulla.
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