L’intelligenza artificiale è sempre più al centro dell’innovazione tecnologica in diversi settori della scienza.
Dopo esser stata applicata ad esempio a bordo delle automobili permettendo la sostituzione dell’autista, o in altri settori come la sicurezza delle comunicazioni o in quello della finanza, l’intelligenza artificiale si trova adesso a dover affrontare una delle sfide più difficili con l’uomo: confrontandosi per la prima volta con l’etica.
Se da un lato ci sono infatti dei rischi nell’introdurre questa nuova innovazione tecnologica, dall’altro ci sono anche delle importanti opportunità che è necessario saper cogliere. Non si tratta solo di riduzione di posti di lavoro, quindi ma anche di nuovi settori e attività produttive che si stanno aprendo.
Se ne è parlato lungamente di tutti i diversi aspetti dell’etica durante il convengo “L’intelligenza Artificiale: una sfida etica?”, seminario promosso dal “Cortile dei Gentili”, la struttura del Pontifico Consiglio della Cultura costituita per favorire l’incontro e il dialogo tra credenti e non credenti, tenutosi Roma giovedì scorso, presso il Palazzo Borromeo. All’incontro hanno preso parte docenti degli Istituti di BioRobotica e Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo), esponenti di primaria importanza del mondo cattolico, diplomatico, istituzionale e scientifico.
Per l’esperta di robotica Maria Chiara Carrozza, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa “Uno dei temi principali è quello dell’uguaglianza“, confermando che su l’intelligenza artificiale “ci sono delle sfide etiche, poi quelle scientifiche, tecnologiche e anche umanistiche. Oggi ci confrontiamo su quelle etiche, che tuttavia non possono essere svincolate dagli aspetti più scientifici.” In sostanza il tema di fondo è capire gli impatti sulle persone quando l’Intelligenza Artificiale dovesse prendere delle decisioni al nostro posto; l’etica si dovrà occupare proprio della relazione tra la macchina e la persona.
Ma non solo, la “società, attraverso l’educazione e la politica, dovrà essere in grado di evitare ogni disparità fra chi conosce e sa gestire le tecnologie legate all’intelligenza artificiale e chi invece le ignora”, ha detto ancora l’ex ministro.
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Anche per l’attuale ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli intervenuta al margine del convegno, “è sempre più importante che in Italia se ne possa discutere in termini pubblici dandoci anche delle regole, perché dobbiamo immaginare l’intelligenza artificiale non solo come uno sviluppo della ricerca importante, ma soprattutto come uno strumento a servizio del benessere delle persone“.
Una sfida etica, che” accompagna e segue i cambiamenti portati soprattutto nell’ambito della sostituzione e del ricollocamento lavorativo delle persone”.”
“Ogni grande rivoluzione nell’esperienza umana ha portato sconvolgimenti”, ha ribadito anche l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Daniele Mancini “l’importante è indirizzare i mutamenti e fare in modo che ci sia una partecipazione democratica non lasciando tutto esclusivamente nelle mani degli scienziati, senza guardarsi indietro ma anche senza fare salti nel buio.”
Un dibattito analogo è stato promosso recentemente anche dall’Unione Europea da un gruppo di Lavoro promosso dal Comitato europeo economico e sociale (Eesc), secondo il quale l’Europa deve seguire una politica che assicuri lo sviluppo, la disponibilità e l’uso dell’intelligenza artificiale nell’obiettivo del benessere comune.
Un ruolo, questo, che gli esperti intervenuti al seminario associano alla politica, per far in modo che queste nuove tecnologie possano essere di aiuto e supporto per tutti e questo obiettivo lo si può raggiungere solo attraverso l’istruzione, l’educazione e la formazione dei cittadini, che devono essere educati a conoscere l’intelligenza artificiale, per capire che cosa sia e soprattutto per essere consapevoli di tutte le possibili ricadute sia in senso negativo che positivo.
Quindi ancora una volta un ruolo fondamentale è svolto dalla scuola che dovrà essere in grado di creare il know how sul tema dell’intelligenza artificiale per rendere “consapevole” il cittadino e il lavoratore di domani in grado quindi di sfruttare in senso positivo ed equo la nuova tecnologia.
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