L’Intelligenza artificiale sta invadendo le nostre vite, per questo è importante insegnarla fin dalle scuole elementari.
La forte accelerazione delle nuove tecnologie digitali apre l’annoso dibattito tra chi ne ha paura e le subisce, e chi invece ritiene possano essere utili per trasformare e migliorare le nostre abitudini.
Non vogliamo essere arbitri ed appoggiare uno di questi due approcci, di certo riteniamo importante non eccedere in nessun estremismo, di chi ne fa un uso sovrabbondante ed improprio e chi per scelta se ne tiene volutamente distante.
Serve invece diffondere cultura ed informazione in maniera omogenea così da avere un approccio critico nei confronti della tecnologia e farne l’uso corretto e positivo.
Tra le innovazioni digitali degli ultimi anni, l’intelligenza artificiale è quella più disruptive, cioè quella che ha, rispetto alle altre, un impatto più forte sui nostri modi di pensare, di fare e di approcciare alle cose.
L’intelligenza artificiale ha un potenziale enorme, ancora sfruttato poco per la verità, ma in grado a regime di avere un forte impatto sulla società, sull’economia, sul nostro modo di lavorare e studiare e quindi di vivere.
Per questa sua grande forza innovativa è allo stesso tempo una tecnologia che può mettere paura se non la si conosce e non la si governa correttamente. Soprattutto quando a rappresentare questa paura è Elon Musk, grande innovatore della Silicon Valley americana, famoso tra le altre cose per aver inventato le auto a guida autonoma di Tesla: “L’intelligenza artificiale è molto più pericolosa delle armi nucleari”.
Non esistono certezze, né al dubbio di Musk né a chi si tiene lontano da questo mondo, perché non è la tecnologia di per sé ad essere pericolosa ma eventualmente possono diventarlo le applicazioni, le invenzioni nell’ambito delle quali può essere utilizzata.
Per evitare che diventi una tecnologia che metta paura e che possa diventare pericolosa, va conosciuta, governata e monitorata. Per questo motivo va creata una conoscenza profonda sull’IA e sulle possibili applicazioni, così da poterla mettere a disposizione dell’umanità per trarne solo benefici e benessere.
Una tecnologia va compresa non solo da chi nel sul lavoro mastica tecnologia ma soprattutto da chi fa tutt’altra professione e che potrebbe utilizzare applicazioni che usano l’IA come motore.
Avvocati, medici, economisti, allenatori, decisori politici, manager, esperti di marketing, sono alcuni dei ruoli della nostra società che a breve subiranno un impatto devastante sul loro lavoro da parte dell’IA.
Anche per questo motivo l’approccio verso una tecnologia come l’IA deve essere di tipo multidisciplinare.
Secondo quanto riportato da Agenda Digitale, da diverso tempo ci sono proposte e studi che suggeriscono di “introdurre l’insegnamento di elementi di informatica fin dalle scuole elementari”.
Non tanto per introdurre i bambini ai primi concetti della programmazione per diventare programmatori, perché non avrebbe senso, ma per insegnare loro rudimenti di pensiero computazionale.
In questo modo si aiutano i ragazzi ad acquisire conoscenze che permettano loro di affrontare e risolvere problemi nuovi, nuove capacità logiche, perché un problema per poterlo risolvere va analizzato, scomposto in sotto problemi più semplici e quindi decifrato.
Non è quindi una nuova materia da insegnare, ma un nuovo modo di ragionare, trasversale a tutte le materie, che consentirà alle nuove generazioni di comprendere il mondo che li circonderà.
Un modo di ragionare che è alla base di quello che potremmo definire il linguaggio fondamentale del nostro secolo e senza il quale non è possibile comprendere il mondo che ci circonda.
Usare il computer fin dalle scuole elementari può risultare un mezzo per rendere viva l’esperienza in moltissimi campi del sapere. Richard Feynman diceva: “Quello che non riesco a creare, non lo saprò mai capire.” In sostanza voleva dire che comprendere le cose significa metterci le mani sopra.
Prolog è un esempio di strumento di IA per le scuole elementari, è un linguaggio basato sulla logica. In questo caso il paradigma è completamente diverso da quello del tradizionale pensiero computazionale.
“Non si tratta di individuare un algoritmo per risolvere un problema, ma di essere capaci di descrivere il proprio obiettivo, il contesto in cui si opera, i vincoli e gli strumenti che caratterizzano il problema”.
Se nella prima parte del processo educativo, che riguarda il periodo delle elementari e medie, il focus è soprattutto nel linguaggio e nel modo di ragionare, quando entriamo nell’ambito delle scuole superiori di secondo grado si può procedere su diversi livelli: l’acquisizione di competenze tecniche, l’utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale per l’apprendimento a disposizione di docenti, studentesse e studenti, e la riflessione sul ruolo dell’IA nella nostra società, al fine dell’esercizio della nostra cittadinanza. C’è quindi la possibilità di introdurre concetti più avanzati e di poter fare collegamenti tra le diverse materie.
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