Attualità

Intercultura-Ipsos: aumenta il “cinese” nelle scuole, in alcune é già materia d’esame

Prima o poi anche la scuola deve fare i conti con la Cina, molti istituti in realtà ci hanno già pensato inserendo gli “ideogrammi” come materia curriculare e in molti casi anche d’esame. Sono 279 le scuole superiori italiane (8%) che hanno attivato l’insegnamento del cinese con il coinvolgimento di circa 17.500 studenti.

Tra questi, oltre cinquecento sono partiti tra il 2003 e il 2015 partecipando al programma scolastico annuale in Cina di Intercultura. Certamente l’8% delle scuole è un numero ancora ristretto ma il trend sembra essere in crescita, come confermato dell’indagine “La nuova via della Cina”, promossa dalla Fondazione Intercultura in collaborazione con Ipsos, nell’ambito del progetto dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca.

I risultati sono stati presentati martedì 3 ottobre al Miur e su un campione rappresentativo di 501 giovani tra  i 14 e i 19 anni interpellato, si evince che per i ragazzi  il cinese é al secondo posto, dopo l’inglese, tra le lingue considerate come “strumento fondamentale per il proprio successo futuro” .

Quello che è particolarmente interessante notare è che nel 48%  dei casi il cinese si è già affermato come  materia curriculare, coinvolgendo in media quattro classi per istituto per circa 3,6 ore a settimana. A insegnarlo sono docenti sia italiani che madrelingua. Inoltre  il 41% di questi istituti con corsi curriculari ha già inserito il cinese tra le materie dell’esame di maturità.

L’interesse verso la Cina e la sua cultura è elevato tra i ragazzi 14-19enni, soprattutto da punto di vista tecnologico e dell’innovazione ma come evidenzia lo studio Ipsos, solo il 23% entra in contatto con la cultura cinese. Un dato che si trasforma in una percentuale molto bassa di ragazzi che decidono di intraprendere un viaggio-studio verso la Grande Muraglia. Chi lo ha fatto invece, racconta di un’esperienza che ha portato molti benefici:  arricchimento culturale,  indipendenza,  problem solving, capacità di adattamento, apertura e maturità. Inoltre il 95% dei ragazzi che c’è stato, tornerebbe nuovamente per un’esperienza formativa.

“Spesso  la Cina è vista come un’esperienza troppo difficile da affrontare – ha spiegato Roberto Ruffino, Segretario Generale Fondazione Intercultura – ma conoscere la cultura e la lingue cinese  sarà sempre più determinate per confrontarsi con una delle potenze economiche mondiali. Non è facile pensare ad una rivoluzione scolastica con l’introduzione del cinese ma facendolo creeremmo ponti culturali, lavorativi ed economici”.

Luca Protettì

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