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Internet, arriva la ‘Dichiarazione dei diritti’

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Arriva la ‘Dichiarazione dei diritti in Internet’: elaborata dalla Commissione per i diritti e i doveri in Internet di Montecitorio, la bozza è stata presentata il 13 ottobre alla Camera, nel corso della riunione interparlamentare sui diritti fondamentali davanti a rappresentanti dei Parlamenti di tutti e 28 gli Stati membri dell’Ue.

Il documento che l’Italia propone all’Europa è composto da un preambolo e 14 articoli: alla sua stesura finale potranno contribuire tutti i cittadini, con commenti e suggerimenti online, dal 27 ottobre e per quattro mesi. Il testo parte dal presupposto che la rete deve essere considerata una risorsa globale e universale, senza dimenticarne l’importanza come spazio economico, alla quale tutti devono poter aver accesso vedendo rispettati i propri diritti, sia a livello nazionale sia internazionale. Internet, si sottolinea nel preambolo, non può essere considerato alla stregua degli altri media perché ha contribuito a ridefinire e ristrutturare spazi e rapporti tra pubblico e privato configurandosi come strumento essenziale per partecipare ai processi democratici.

La Dichiarazione, che prende l’avvio dall’articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, si propone appunto come uno “strumento indispensabile per dare fondamento costituzionale a principi e diritti nella dimensione sovranazionale” per Internet. I primi tre articoli in particolare riguardano il ‘riconoscimento e la garanzia dei diritti’, il ‘diritto di accesso’ e la ‘neutralità della rete’. Quest’ultima e il diritto di accesso “sono condizioni necessarie per l’effettività dei diritti fondamentali della persona”. E per garantire l’accesso effettivo servono “adeguati interventi pubblici contro il divario digitale e culturale. Ma è un diritto anche la “libertà di scelta” del sistema operativo e delle app. Alla tutela dei dati personali con le sue varie declinazioni sono dedicati gli articoli successivi. Ogni persona, recita la Dichiarazione, ha diritto alla protezione dei dati che la riguardano e a sapere chi li tratta e dove, per poter chiedere rettifiche o cancellazioni. Senza autorizzazione giudiziaria, inoltre, i dati personali devono essere “inviolabili”. E nessun atto o provvedimento giudiziario o amministrativo può utilizzare un trattamento automatizzato per definire il profilo o la personalità dell’interessato.

E’ anche vietato l’uso di dati personali con finalità discriminatorie. Anonimato e oblio: comunicare elettronicamente in modo anonimo, per poter esercitare libertà civili e politiche, è un diritto, così come lo è quello di farsi cancellare dagli indici dei motori di ricerca, ma la cancellazione può essere impugnata. La Dichiarazione, negli ultimi articoli, affronta i problemi più strutturali, stabilendo “Diritti e garanzie delle persone sulle piattaforme”, tenute a comportarsi con lealtà e correttezza verso i navigatori, e che la sicurezza in rete, inoltre, “deve essere garantita come interesse pubblico”.

E un diritto “fondamentale” anche l’educazione all’uso di Internet: le istituzioni pubbliche devono promuovere attività educative rivolte a persone, scuole e imprese. Trasparenza, accessibilità e responsabilità decisionali sono infine alcuni dei ‘criteri per il governo della rete’ indicati nell’articolo conclusivo, nel quale si sottolinea la necessità della costruzione di un sistema di regole e della costituzione di autorità nazionali e sovranazionali.