Si annunciano importanti novità per i navigatori di Internet: gli utenti della più grande rete del mondo potranno sapere in anticipo se un file musicale, una pagina web, un’immagine o video, sono utilizzabili senza incorrere nella violazione del diritto d’autore. Le opere d’ingegno esistenti in rete, infatti, presto potranno essere contrassegnate dalle licenze "Creative Commons", nate negli Usa e appena approdate in Italia: si tratta di un’alternativa, che già si preannuncia vincente, al restrittivo copyright previsto per legge. Ad adattarle alla giurisprudenza italiana ci ha pensato il Dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Torino, mentre l’Istituto di elettronica e di ingegneria dell’informazione e delle telecomunicazioni (Ieiit) del Consiglio nazionale delle ricerche si è impegnato a renderle fruibili in rete nell’ambito di un progetto i cui risultati saranno presentati il 16 dicembre, a Torino, alle ore 14.30, presso la Fondazione Giovanni Agnelli.
"Il progetto ‘Creative Commons’, avviato in America nel 2001, è nato allo scopo di offrire una protezione più flessibile alle opere di ingegno tutelate dal diritto d’autore e, nello stesso tempo, di favorire la diffusione di contenuti creativi attraverso strumenti di facile e libero utilizzo" spiega Juan Carlos De Martin dell’Ieiit del Cnr. "Alla fine del 2003 – prosegue De Martin – il Dipartimento di scienze giuridiche di Torino e l’Ieiit hanno sottoscritto un memorandum d’intesa con Creative Commons Inc., l’organizzazione no profit statunitense che promuove il progetto, assumendosi l’incarico di tradurre e adattare le licenze all’ordinamento giuridico italiano. Dopo un anno di attività, le abbiamo rese disponibili in rete per gli utenti italiani".
Le nuove licenze sono sei. La prima prevede solo l”attribuzione’: significa che è obbligatorio, in ogni caso di utilizzo, menzionare sempre il nome dell’autore dell’opera; la seconda prevede l”attribuzione ‘non commerciale’, ossia sancisce il divieto di mettere in atto un uso ai fini di lucro del lavoro; la terza licenza, più restrittiva, oltre alle prime due clausole, aggiunge il divieto di produrre ‘opere derivate’, ossia di modificare l’originale; la quarta invece consente sia di commercializzare l’opera presa da internet sia di produrne opere derivate; la quinta e la sesta contemplano la ‘attribuzione e la condivisione allo stesso modo’: se si modifica un’opera, bisogna poi farla circolare con la stessa tipologia di licenza dell’originale. La sesta aggiunge anche il divieto di fare del prodotto un uso commerciale.
Le licenze saranno messe in rete in occasione della loro presentazione. "In futuro – continua De Martin – prevediamo di marcare elettronicamente le versioni digitali di opere creative. In questo modo un motore di ricerca sarà in grado di selezionare i file con licenza ‘Creative’ e l’utente potrà, quindi, regolarsi per il loro utilizzo. Di questa applicazione esistono già dei prototipi". Analogamente, l’utente potrà conoscere i diritti associati alle pagine web, che incontra navigando su internet, o ai file audio-visivi a cui accede in modalità "streaming". Per quest’ultima applicazione, il Cnr ha sviluppato un software (sia server sia client) l’Open Media Streaming Project, che consente al "navigatore" di sapere se un file audio o video è marchiato con le nuove licenze provenienti dagli Stati Uniti.
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