Le tecnologie digitali interattive devono unire e non dividere, e le scuole lo stano facendo connettendo con la banda ultralarga, quindi per avere internet veloce: è il concetto espresso sabato 8 ottobre dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, durante il Festival Digitale Popolare.
“Stiamo investendo molto, abbiamo il Piano Scuola 4.0 che prevede quasi 5 miliardi di investimento, portiamo la banda ultralarga in tutti i 44.000 edifici del Paese in modo che anche l’ultimo paesino di montagna o di un’isola possa avere la possibilità di una connessione non solo per la scuola ma per tutto quello che la scuola vuole essere in una comunità”.
Già prima dello stanziamento dei fondi del Pnrr, il Governo Conte, nell’ambito della “Strategia banda Ultra Larga” e attraverso il ministero dello Sviluppo Economico, nel 2020, in piena pandemia da Covid e con la scuola aveva varato il Piano Scuola Connessa. finalizzato a fornire a circa 35.000 edifici scolastici, quindi quasi il 90% di quelli attivi in tutta Italia, un accesso a Internet basato su connettività di 1 Gbit/s in accesso per ogni scuola, con almeno 100 Mbit/s simmetrici garantiti fino ai punti di scambio Internet.
“Ragionare di questo – ha detto Bianchi – vuol dire ragionare di intelligenza artificiale, di nuovi strumenti, della possibilità di permettere ai bambini sin da piccolissimi di entrare nel linguaggio computazionale che è la base stessa del ragionamento, ma anche riappropriarci delle basi umanistiche del nostro pensiero”.
Il numero uno del dicastero dell’Istruzione ha dichiarato, infine, che tutti gli strumenti digitali “devono essere fatti e pensati per unire e non per dividere. Il rischio più grosso è che si crei un canalone, un nuovo divide, quelli di qua e quelli di là. L’aggettivo popolare è fondamentale. Devono essere strumenti di democrazia e di solidarietà”, ha concluso Bianchi.
Il Governo Draghi ha dato una spinta importante in questa direzione: all’interno del “Piano Scuola 4.0” nella scorsa estate, ad esempio, è stato previsto uno stanziamento di 2,1 miliardi di euro per trasformare 100.000 classi tradizionali (circa un terzo di quelle complessive) in ambienti innovativi di apprendimento e creare laboratori per le professioni digitali del futuro negli istituti scolastici del secondo ciclo. Spazi di apprendimento flessibili e tecnologici per favorire la collaborazione e l’inclusione. In tutte le scuole italiane e in linea con le esigenze di crescita di bambini e ragazzi.
All’interno del sito del PNRR Istruzione sono pubblicate le risorse disponibili per ciascuna scuola che sono state assegnate attraverso un piano di riparto nazionale dei fondi, sulla base del numero delle classi di ciascuna scuola, con una riserva del 40% a favore degli istituti scolastici delle Regioni del Mezzogiorno. A disposizione di ogni istituto ci saranno strumenti di accompagnamento, come il Gruppo di supporto al PNRR, costituito al Ministero dell’Istruzione e negli Uffici Scolastici Regionali, oltre che la Task force scuole, gestita in collaborazione con l’Agenzia per la coesione territoriale.
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