Internet sta influenzando sempre più le abitudini alimentari di bambini e teenagers, cambiando il processo legato sia alla produzione che alla distribuzione del cibo.
Vediamo in che modo vengono influenzati e soprattutto quali possono essere i rimedi.
Partiamo per primo dal fenomeno relativo ai food blogger, sviluppatosi in maniera sempre più esponenziale 10 anni fa, quando alcuni sconosciuti appassionati di cucina hanno cominciato a proporre ricette e consigli su come destreggiarsi al meglio davanti ai fornelli.
Quello che era un food blogger è diventato successivamente un personaggio popolare diventando di fatto un food influencer raccogliendo sempre più like sui Social attirando l’attenzione di aziende alimentari diventando dei promoter dei prodotti stessi.
Alcuni food influencer sono diventati così famosi che come è il caso di Benedetta Rossi ne hanno fatto anche un cartone animato in grado di attirare l’attenzione dei bambini.
E il fatto che i media influenzano le preferenze le scelte sull’assunzione del cibo dei bambini sono aspetti che vengono confermati da alcuni studi scientifici. Come riporta Agenda Digitale, lo studio condotto dalla rivista NCBI (National Center for Biotechnology Information) su un campione di bambini dai 6 ai 9 anni nel Minneapolis ha indicato che i piccoli sono attratti dai prodotti sponsorizzati dai loro personaggi preferiti dei cartoon, e scelgono così cibi non sempre associati ad un modo salutare di nutrirsi.
Un altro esperimento svolto dall’Università di Liverpool che analizza l’impatto sull’alimentazione in età pediatrica della pubblicità in televisione, evidenzia come i videoblogger non siano in grado di promuovere una dieta sana, mentre influenzano l’assunzione di cibo ricco di grassi, zucchero e sale e questo accade soprattutto nei minuti successivi alla visione delle immagini su Instagram.
Ma c’è un altro risultato interessante: osservare immagini di personaggi popolari che propongono alimenti sani, come verdura e frutta, non ha un impatto significativo nel modificare in positivo le abitudini alimentari dei bambini, spingendoli verso questi prodotti.
Il tema di fondo, dunque è il forte impatto che hanno le campagne sul cibo non salutare sui bambini e ragazzi, un fenomeno che dovrebbe essere maggiormente controllato dalle specifiche autorità di vigilanza.
Il problema delle abitudini alimentati non corrette unito alla sedentarietà sfocia in quello che in Italia è un trend purtroppo in crescita legato all’obesità degli adolescenti, così come quello delle carenze nutrizionali e disturbi del comportamento alimentare. In Italia, fra i bambini è al 21% (la percentuale più alta d’Europa) e fra le bambine al 14% (al quarto posto in Europa). Se consideriamo l’elevata qualità della dieta mediterranea italiana il dato è ancora più sconcertante.
È fondamentale che regole e comportamenti per una dieta sana ed equilibrata così come l’importanza di svolgere attività fisica regolare siano trasmessi dalle famiglie e dalla scuola stessa che svolge un ruolo essenziale in questa particolare fascia di età.
Oltre alle indicazioni già esistenti a livello di ONU, come il Commento Generale N. 25 – Sui diritti dei minorenni in relazione all’ambiente digitale, o l’articolo 41 che segnala come “Gli Stati dovrebbero vietare per legge la profilazione o il targeting di minorenni di qualsiasi età per scopi commerciali”, che ogni Paese dovrebbe applicare in maniera corretta, andrebbe dato maggior peso e frequenza ai progetti di educazione e consapevolezza nelle scuole.
Progetti in grado di diffondere la cultura del cibo sano, di abitudini alimentari corrette, dell’importanza di fare attività fisica.
Spesso queste tematiche sono lasciate alla responsabilità degli insegnanti di educazione fisica, ma si dovrebbe riflettere se inserire invece una materia specifica nel piano formativo delle scuole elementari e medie.
Secondo Fondazione Veronesi i ragazzi sono più sensibili sul fatto di essere influenzati perché “La corteccia prefrontale, chiamata a tenere a freno le scelte impulsive, completa in molti casi la sua maturazione oltre i vent’anni”. Fino a quel momento i ragazzi tendono a copiare gli altri. Per questo però attente campagne svolte da attori o calciatori o influencer vari su comportamenti e stili di vita salutari potrebbero influenzare in maniera positiva i ragazzi.
Un altro effetto importante posto dagli esperti della Fondazione è quello svolto da “un adolescente che ha successo nello sport. Seppur inconsapevole, le sue performance fungono spesso da «traino» per gli amici. E non di rado innescano un effetto emulativo.”
In conclusione, per ovviare a questo fenomeno serve diffondere la cultura di stili di vita sano tramite la scuola con progetti e materie ad hoc, e le famiglie.
Serve diffondere i messaggi corretti tramite influencer e chi è in grado di avere autorevolezza nel messaggio, ultimo ma non per importanza, fare sport non come alternativa ma come elemento fondamentale della crescita dei ragazzi.
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