La questione dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola italiana ha una sua periodicità sorprendente e ora, dopo qualche anno, ritorna nel dibattito politico, sollevata dal Movimento 5 Stelle che chiede alla neo ministra Giannini se non consideri l’opportunità di abolire l’ora, sostituendola con l’introduzione di un’ora di insegnamento oggettivo e imparziale della storia di tutte le religioni, per sviluppare un approccio critico stimolante per gli studenti. Per i deputati grillini la Repubblica italiana non dovrebbe quindi esprimere alcuna valutazione su principi di confessioni religiose. Tuttavia, fanno presente, nell’attuale Concordato si esprime tale valutazione in ordine ai principi del cattolicesimo, ponendo una netta preferenza verso tale culto, soprattutto garantendone l’insegnamento nelle scuole in esplicito contrasto con il principio di laicità.
Gli autori dell’interrogazioni fanno inoltre presente che la sentenza 203/1989 della Corte costituzionale eleva a principio supremo dell’ordinamento costituzionale il principio di laicità e in base a ciò lo Stato dovrebbe porsi su un piano di equidistanza ed imparzialità rispetto a tutte le religioni.
E il problema come sempre non pare di semplice soluzione, anche perché, a tal uopo, ci potrebbe essere l’insegnamento generalizzato della filosofia, mentre sulla agognata oggettività e imparzialità dello studio delle religioni, bisogna sempre intercettare non solo gli insegnanti idonei, con titolo cioè, ma anche la classe di concorso e le relative specializzazioni.
E se si propone lo studio delle religioni nella loro oggettiva essenza, perché anche non inserire al loro interno l’esame delle proposte atee, misteriche, agnostiche e razionaliste? Ma su questo versante non ci potrebbe già pensare lo studio della filosofia, appunto, della letteratura, della storia e della storia dell’arte?