Home Università e Afam Interrogazione parlamentare della Lega sul rettore che ha rifiutato le bandiere a...

Interrogazione parlamentare della Lega sul rettore che ha rifiutato le bandiere a mezz’asta per Berlusconi

CONDIVIDI

Dicono quelli del Carroccio: “Dichiarazioni di cattivo gusto, l’Università deve essere un luogo apartitico e apolitico”. Ed è appunto la politica a imporre all’Università cosa deve e cosa non deve fare, in pieno regime, umiliando e minacciando ogni iniziativa di dissenso.

Qual è allora il senso di tale interrogazione? Si licenzia il rettore? Lo si punisce? Lo si frusta? Lo si sculaccia? O gli si dà una dose di olio di ricino? Quale obiettivo ha implementare una interrogazione se non quello della minaccia e della intimidazione? E che significa che l’università deve essere un luogo apartitico e apolitico? E chi lo stabilisce che non bisogna fare politica? E con quali strumenti ci si accerta che non se ne faccia? E che si intende per politica?

Intanto i deputati toscani della Lega Tiziana Nisini (prima firmataria dell’interrogazione), Edoardo Ziello ed Elisa Montemagni assieme al collega Simone Billi, capogruppo della commissione Affari Esteri e i componenti della commissione Cultura Giorgia Latini, Rossano Sasso, Giovanna Miele e Simona Loizzo, hanno scritto:

”Il Consiglio dei Ministri ha predisposto, dal 12 al 14 giugno, l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici dell’intero territorio nazionale e sulle sedi delle rappresentanze diplomatiche consolari italiane all’estero, per la scomparsa del senatore Silvio Berlusconi. Qualcuno non ha perso comunque occasione per fare polemica. In particolare il professor Tomaso Montanari, non nuovo ad atteggiamenti di vilipendio. Infatti il Rettore dell’Università per stranieri di Siena, non si è limitato solo a esternazioni di cattivo gusto, ma si è rifiutato di esporre le bandiere a mezz’asta. Un atteggiamento, oltre che umanamente discutibile, senza precedenti. Per questo la Lega sta presentando un’interrogazione al ministro dell’Università e della Ricerca per accertarne le responsabilità e per assicurare che l’Università resti un luogo di apprendimento e convivialità apartitico e apolitico”. Montanari aveva dichiarato ieri: “L’Università per Stranieri di Siena (l’UniStraSi) non esporrà le bandiere a mezz’asta per la morte di Silvio Berlusconi. Lo ha deciso il rettore, Tomaso Montanari, professore ordinario di Storia dell’arte moderna: “Nonostante che la Presidenza del Consiglio abbia disposto le bandiere a mezz`asta su tutti gli edifici pubblici da oggi a mercoledì (giorno dei funerali di Stato e lutto nazionale), mi assumo personalmente la responsabilità di disporre che le bandiere di Unistrasi non scendano. Ognuno obbedisce infine alla propria coscienza, e una università che si inchini a una storia come quella non è una università”.

A sostegno del prof Montanari gli studenti della Normale di Pisa che, oltre a esporre uno striscione con cui si dissociavano dal lutto nazionale, hanno scritto una lettera con oltre 300 firma nella quale si legge infine: “Pur rispettando il dolore della famiglia, la misura adottata dal Governo ci sembra inappropriata anche in ragione della controversa storia politica e giudiziaria di questa figura. Per tale ragione […] sono state raccolte all’interno della comunità della Scuola Normale più di trecento firme per chiedere al Direttore di prendere una posizione contraria alle direttive governative, evitando di listare le bandiere a lutto. Avendo ricevuto una risposta negativa per ragioni istituzionali che non ritendiamo condivisibili, abbiamo deciso di rimuovere i segni di lutto dalle bandiere nei collegi, di manifestare il nostro dissenso esponendo uno striscione in piazza dei Cavalieri. 

L’Università pubblica deve poter prendere posizione e scegliere di non allinearsi in maniera passiva a una decisione politicamente connotata come quella di celebrare la figura di Berlusconi. In questo ci uniamo all’iniziativa del rettore dell’Università per Stranieri di Siena, Tomaso Montanari, la cui assunzione di responsabilità dovrebbe essere collettiva e non individuale”.