Entro 24 mesi sarà possibile interrogare gli studenti via internet – loro a casa, i prof all’università o a scuola – con la certezza della loro identità.
A prendersi l’impegno temporale sono stati un gruppo ricercatori internazionali appartenenti ad un ateneo di Barcellona, la Uoc, Universitat Oberta de Catalunya.
La notizia, riportata in Italia da Repubblica.it è di quelle che potrebbero stravolgere la formazione, a partire da quella universitaria. Con un effetto a “cascata” che si ripercuoterebbe sicuramente anche su tutte le modalità d’istruzione e di verifiche a distanza: basti pensare alla scuola in ospedale, agli esami di fine ciclo e via discorrendo.
Perchè per ora si parla solo di svolgimento di esami accademici on line, con la quasi certezza che dall’altra parte ci si lo studente dichiarato. Ma è chiaro che una volta constatata la straordinaria utilità del progetto, si potrà senza dubbio pensare di trasferirlo pure agli “anelli” inferiori scolastici, quelli del primo e secondo ciclo.
L’innovativo sistema di verifica dell’identità, rientra nel “progetto Tesla (Adaptive Trust-based e-assessment System for Learning), finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020”: si basa, spiega Repubblica.it, su “meccanismi che garantiscono il riconoscimento facciale e della voce, informazioni che forniscono il rilevamento del modello di tastiera utilizzata dallo studente e metodi di controllo anti-plagio per certificare chi è l’autore dell’esame. Al progetto Tesla partecipano otto università (sia presenziali che online), centri di ricerca e imprese tecnologiche di dodici paesi”.
“Il lavoro è consistito in sostanza nel mettere insieme una serie di ritrovati tecnologici già esistenti, “ma che qui vengono combinati con fini educativi”, come ha ricordato durante la presentazione la vice-rettrice della Uoc, Marta Aymerich”.
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L’aspetto positivo è che “per gli studenti, l’utilizzazione del sistema non suppone alcun costo supplementare: sono sufficienti la webcam e gli altri dispositivi di serie presenti normalmente nel computer”.
Inoltre, “le informazioni vengono trattate in modo confidenziale nel rispetto della legge sulla protezione dati. L’avvio in maniera sperimentale del progetto, per il quale la Commissione Ue ha stanziato sette milioni di euro, è previsto per il prossimo mese di settembre, con la partecipazione dei primi 14mila studenti. Perché il metodo possa funzionare, lo studente che si sottopone a un esame deve avere in precedenza frequentato assiduamente il corso online”.
Questo perché, come ha spiegato al Periòdico de Catalunya Xavier Baró, uno dei ricercatori che hanno realizzato il progetto, “è necessario raccogliere dati sull’alunno mano a mano che avanza il corso. Per esempio, per sapere come scrive, quali sono le sue abilità stilistiche, come costruisce sintatticamente le frasi, che sinonimi usa o quali errori ortografici ripete”.
Il sistema informatico, in questo modo, ridurrebbe quasi del tutto la possibilità che dall’altra parte della rete internet non via sia lo studente dichiarato: gli stessi ricercatori hanno ammesso che nel 4 per cento dei casi ci saranno scambi di identità. Una percentuale irrisoria, ma che potrebbe creare qualche problema per normare su scala nazionale l’innovativo sistema.
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