Politica scolastica

Intervista a Di Meglio (Gilda): stipendi in calo, raccolta di firme nelle scuole

A Rino Di Meglio, ccordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti abbiamo chiesto un commento sui dati diffusi dall’Aran in fatto di rappresentatività sindacale.

Incominciamo con uno sguardo sui numeri?

Ovviamente siamo soddisfatti, perché noi abbiamo un grafico ininterrottamente in salita dal 2006.  Per quanto riguarda gli iscritti noi eravamo a 23mila nel 2000, mentre oggi siamo a 66mila, in pratica abbiamo quasi triplicato.
Per il resto, a parte la novità dell’Anief, non mi sembra che ci siano grandissimi spostamenti anche non si può non rilevare la caduta della Flc nel voto per le RSU.

Nelle ultime tornate, però, qualche cambiamento c’è stato

Diciamo che l’aver riconosciuto diritto di elettorato anche ai precari e persino ai supplenti temporanei ha certamente contribuito a modificare gli equilibri fra le diverse sigle sindacali.
Dai dati forniti dall’Aran emerge anche un’altra tendenza da non sottovalutare: nel comparto scuola il livello di sindacalizzazione è cresciuto in modo impressionante, nel 2000 gli iscritti ai sindacati erano 390mila, adesso sono 650mila. Si parla quindi di un aumento del 60%.

Su cosa siete impegnati in questa fase?

Stiamo lavorando per una raccolta di firme nelle scuole finalizzata a presentare una petizione al Governo per richiedere un significativo aumento di stipendio.
Il fatto è che sotto l’aspetto economico, con il passare degli anni noi siamo andati indietro non solo rispetto ai docenti europei ma anche rispetto agli altri dipendenti pubblici italiani.
Vogliamo cercare almeno di recuperare lo scatto del 2013 e di utilizzare tutte le risorse stanziate con la legge 107 per incrementare gli stipendi.

E sulla regionalizzazione del sistema scolastico?

Abbiamo già detto chiaramente che siamo contrari.
Per il prossimo 25 gennaio abbiamo in programma un convegno a Venezia nel corso del quale ribadiremo la nostra posizione.
Secondo noi il sistema scolastico deve essere unitario innanzitutto sotto il profilo culturale, poi si può discutere di attribuire qualche spazio alle regioni su aspetti organizzativi.
Le ragioni di questa posizione sono appunto di natura storica e culturale: diversamente da altre nazioni europee noi siamo nati più tardi, ma sulla base di cultura e lingua comuni preesistenti alla unificazione.

Con chi ne parlerete e Venezia?

Era prevista la partecipazione anche di importanti esponenti del mondo politico che – all’ultimo momento – si sono defilati, forse perché si rendono conto della delicatezza del tema.
Sarà comunque l’occasione per ribadire il nostro punto di vista.

Reginaldo Palermo

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