processi cognitivi interessati da una singola prova disciplinare. L’obiettivo è aiutare i docenti delle singole classi a identificare punti di forza e di debolezza – ad esempio evidenziando che un problema (o una potenzialità) è più nella comprensione dei testi di un tipo o di un altro, più negli aspetti geometrici che nelle capacità di argomentare – al fine di meglio riprogrammare la propria attività didattica. Per meglio consentire questo uso delle rilevazioni Invalsi da parte del mondo della scuola, nei prossimi anni abbiamo messo in programma due ulteriori innovazioni. Gradualmente, queste indicazioni relative ai singoli aspetti contenutistici interes-sati dalle prove verranno forniti non più solo in termini comparativi col resto del sistema ma anche in termini “assoluti”: questo sarà gradualmente possibile “ancorando” nel tempo le ri-levazioni dei singoli anni. L’Invalsi, a cui non compete dare indicazioni di natura didattica, intende inoltre documentare le azioni di riflessione didattica – di vera e propria ricerca didattica – messe in atto nelle scuole (spesso in collaborazione col mondo dell’Università) a valle della lettura delle prove Invalsi. La seconda innovazione è nei tempi con cui i risultati delle rilevazioni Invalsi verranno restituiti alle singole scuole: già quest’anno si son fatti passi in avanti, perché un set ben più ricco del solito di informazioni è stato restituito entro il 21 dicembre; dal prossimo anno, il programma è però di restituire le informazioni a tutte le scuole coinvolte entro il 1° settembre, sì da rendere utilizzabili i dati quando nelle scuole più concre-tamente si riflette sulla programmazione didattica. Lo sforzo sarà notevole, ma confido nella capacità della piccola compagine di ricercatori, tecnici e collaboratori dell’Invalsi di farcela!
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Intervista a Paolo Sestito, commissario straordinario dell’Invalsi
In un’ampia intervista a cura di Giancarlo Cerini e Mariella Spinosi a Paolo Sestito, Commissario straordinario dell’Invalsi, molti sono i temi affrontati, dalle novità in materia di valutazione al concetto di “valore aggiunto”, dall’utilizzo “pubblico” dei dati Invalsi a livello di scuola al concetto di autovalutazione.
Riportiamo, in particolare, la risposta riguardante l’atteggiamento dei docenti nei confronti delle prove.
E’ cambiato in questi anni l’atteggiamento degli insegnanti nei confronti della somministrazione delle prove Invalsi? Si notano delle differenze di comportamento tra i vari livelli di scuola ed i diversi territori?
L’Invalsi cosa si aspetta dalle scuole, al di là della scontata “correttezza” nella gestione delle prove? Intendiamo, in termini di ricerca e di utilizzo delle informazioni ricavabili dall’andamento delle prove…
L’Invalsi da quest’anno sta intensificando i suoi sforzi nel contrastare i comportamenti scorretti in sede di conduzione delle prove. Intervenendo a valle dell’effettuazione delle prove, abbiamo non solo stimato l’entità di questi comportamenti scorretti – tramite una procedura statistica che identifica, a livello di singola classe, il cd cheating – ma anche iniziato a restituire alle scuole dati al netto di questi effetti. Vogliamo evitare di dire a una scuola che stava facen-do bene laddove invece, più probabilmente, i comportamenti tenuti in sede di svolgimento del-le prove erano poco corretti. L’entità del cheating in quanto tale da quest’anno viene inoltre segnalata al dirigente scolastico – che così è sollecitato a prevenire comportamenti poco corretti – e al presidente del consiglio d’istituto – così da sollecitare l’attenzione al problema an-che da parte della componente genitori. Nelle prove che verranno svolte nell’anno scolastico ora in corso, verranno inoltre rafforzati i controlli – verrà meglio monitorata la qualità del lavoro fatto dalla rete degli osservatori in classe adoperati nelle cd scuole campione e verrà introdotta un secondo livello di controlli ex post – e si introdurranno meccanismi per rendere più difficili forme di indebita “collaborazione” in sede di conduzione delle prove. Vorremmo più in generale fare del problema della onestà in sede di conduzione delle prove una grande questione nazionale e non qualcosa di cui parlare a mezza bocca. Del resto, l’onestà in sede di conduzione delle prove è uno dei primi veri insegnamenti civici che le scuole dovrebbero e po-trebbero trasmettere ai propri studenti.
Rafforzando la vigilanza e operando su una base esclusivamente campionaria, l’Invalsi ben potrebbe disporre di rilevazioni di qualità sulla cui base analizzare gli andamenti del sistema nel suo complesso: è del resto quello che già si fa con le rilevazioni internazionali (OCSE-PISA, PIRLS e TIMSS). Le rilevazioni universali condotte dall’Invalsi hanno però la fun-zione di fornire a tutte le scuole informazioni utili a ragionare su se stesse. La valutazione del-le scuole di cui prima si è parlato si basa, anche se non in via univoca ed esclusiva, su quei dati. Anche al di là dei processi di valutazione delle scuole, le rilevazioni Invalsi forniscono poi a tutte le singole scuole un utile strumento per riflettere sulla qualità della propria attività didattica; ma questo potenziale è sfruttabile solo con dati veri e non truccati. E’ su questo a-spetto della collaborazione tra le scuole e l’Invalsi, oltre che su quello attinente gli aspetti per così dire etici insiti nella correttezza in sede di conduzione delle prove, che intendiamo nei prossimi anni ulteriormente investire.
Già da quest’anno, si sono restituiti i risultati alle scuole non solo in termini di risultati complessivi, ma anche evidenziando le differenze esistenti tra i diversi ambiti tematici e i diversi