Continua a far discutere il web e l’opinione pubblica l’intervista a Salvo Riina andata in onda mercoledì 6 aprile, su Rai Uno e condotta da Bruno Vespa.
Già nei giorni precedenti erano esplose le polemiche, specie nei confronti dei vertici della Rai, ascoltati dalla Commissione Antimafia, sotto accusa non solo per la scelta di dare visibilità ad un personaggio simile, ma anche per le modalità con cui il conduttore di Porta a Porta ha portato avanti l’intervista.
Il giorno dopo Monica Maggioni, direttore della Rai, sembra aver fatto una sorta di mea culpa, dichiarando: “Nella nostra programmazione quotidiana la vittima e il carnefice non devono avere la stessa dignità di racconto”. Eppure.
Eppure Riina Jr ha avuto un ampio spazio per promuovere il suo libro, edito da Anordest, e si è prodigato nella descrizione di Totò Riina come padre amorevole che ha garantito alla sua famiglia “serenità” e ai suoi figli “un’infanzia tranquilla” in un clima di totale omertà.
A suscitare tanta indignazione non è stato dunque soltanto il contenuto dell’intervento di Salvatore Riina, ma anche l’atteggiamento accomodante di Bruno Vespa.
“Il libro di Riina grazie a Bruno Vespa dopo un solo giorno è già in ristampa” scrive sul suo profilo Facebook Sabina Guzzanti, in passato censurata dalla Rai. E prosegue: “Per questo paghiamo il canone, perché gli italiani, che non leggono un libro manco a morire, leggano invece Riina oltre che Bruno Vespa”. Proprio la Guzzanti si è fatta promotrice di un sit-in, organizzato in quattro e quattr’otto sui social, tenutosi proprio venerdì scorso 8 aprile, alle ore 12 in via Giuseppe Mazzini, presso la sede della Rai.
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Gli slogan, pochi ma efficaci: “Vespa vattene”, “Non paghiamo il canone Rai per promuovere Riina e Cosa Nostra”. Ma l’iniziativa è stata virale e in altre città d’Italia – Milano, Torino, Bari, Palermo e Trapani – i cittadini hanno manifestato il loro dissenso nei confronti della trasmissione, del suo conduttore e del palinsesto.
L’intervista a Salvatore Riina infatti è stata giudicata così duramente principalmente per la mancanza di un qualsiasi valore giornalistico, dunque informativo, nei confronti degli spettatori. Il tutto è stato quindi ridotto ad un semplice e oltraggioso atto di pubblicizzazione.
E mentre il direttore generale Rai Antonio Campo dall’Orto ha spiegato come si sia resa necessaria una supervisione che lavori a priori sui contenuti giornalistici ovunque essi siano, suscitando non poche polemiche tra i sindacati dei giornalisti professionisti, su change.org è stata lanciata la petizione per far chiudere definitivamente Porta a Porta e licenziare Vespa.
La petizione, indirizzata non solo alla Maggioni e a Campo dall’Orto, ma anche al direttore di Rai1 Giancarlo Leone, al Presidente Commissione Parlamentare Vigilanza Rai Roberto Fico e a Rosy Bindi della Commissione Antimafia, ha già raccolto quasi 153.000 firme: “La Rai è pubblica, pagata con i nostri soldi! Non possiamo più sopportare questo tipo di trasmissioni, questa finta informazione giornalistica. Non è la prima volta (Vedi Casamonica)”.
Il presidente del senato Grasso aveva già espresso nei giorni scorso il suo dissenso con un tweet: “non mi interessa se le mani di Riina accarezzavano i figli, sono le stesse macchiate di sangue innocente”.
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