Ieri, 10 dicembre, il padre della povera vittima di femminicidio Giulia Cecchettin è stato ospite di Fabio Fazio sul canale Nove all’interno della trasmissione Che Tempo Che Fa. Il signor Gino Cecchettin ha parlato ovviamente dell’orribile tragedia che lo ha colpito e del discorso che ha fatto al funerale della figlia, discorso la cui lettura nelle scuole è stata consigliata dallo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Ecco, come riportato da Stylecorriere.it, le sue parole: “Il discorso è nato da un profondo dolore, chiaramente, dal cercare di capire le cause che mi hanno fatto vivere questa tremenda avventura. Ho una mente razionale, quindi mi sono un po’ astratto da quello che era il mero dolore per cercare di capire per prima cosa dove avessi sbagliato io. E poi per cercare di dare un aiuto a chi ancora ha la possibilità di salvarsi. Questa mia metodologia, che metto in pratica sul lavoro nella vita quotidiana, mi ha permesso di analizzare i vari punti cercando di trovare le possibili cause che hanno portato a non avere più Giulia con me. È una cosa che ho fatto con il cuore, cercando di trovare una possibile soluzione. Ammesso che ci sia e che ci sia la voglia di intraprendere un percorso verso tale direzione. Io sono qui stasera perché mi trovo a mio malgrado a combattere una battaglia di cui non ero a conoscenza prima. Io stesso, quando leggevo di femminicidi, ero dispiaciuto per la vittima e per i famigliari. Ma poi giravo pagina come penso facciano altre persone. Avendo vissuto un anno fa un altro lutto molto importante, sono mutato come uomo e tutti gli eventi che mi sono capitati quest’anno mi hanno portato a vedere il mondo sotto un altro punto di vista”, ha esordito.
Cecchettin ha parlato di cultura patriarcale: “È un problema molto serio e va affrontato nella maniera più drastica. Patriarcato significa che c’è un concetto di possesso, che è forse il cuore della faccenda. La donna vista come proprietà di qualcun altro. Utilizziamo ancora oggi espressioni come ‘la mia donna’, che sembrano inoffensive, ma non è così. È la tua moglie o la tua compagna, non la tua donna. Nel quotidiano dobbiamo iniziare a cambiare il modo di intraprendere una visione della società da un certo punto di vista. Sono quei retaggi culturali che arrivano dal passato e ancora oggi rimangono. Nella stragrande maggioranza dei casi non producono danno, ma in persone che magari sono più deboli e fragili e magari non riescono ad accettare la libertà della donna, la possibilità che essa abbia tutto il diritto di decidere della propria vita. Quindi in quei casi sfocia in quella che è la violenza o ancora peggio nel femminicidio”.
Cosa fare? Ecco cosa ne pensa il padre di Giulia: “Bisogna agire su tanti punti, io ho provato a elencarli, ma inviterei a esempio a usare molto più i canali comunicativi. Ai genitori a parlare con i figli cercando di non essere amici, di essere l’educatore, anche severo, ma che cerca di capire quali sono le reali esigenze. Magari anche invadendo un po’ la privacy, non tantissimo. Io ho dato troppo respiro, conoscendo Giulia, una persona molto giudiziosa. Ho lasciato sempre fare e non volevo entrare nella sfera. Ma un minimo aumento della connettività per stare con i figli e gli amici probabilmente permetterebbe di raccogliere di più le informazioni e di avere di più il quadro generale. Probabilmente permettere di avere di più anche il quadro psicologico dei nostri figli, di capire se hanno debolezze e se potrebbero diventare persone potenzialmente pericolose”.
Ecco il commento di Gino Cecchettin in merito alla lettura del suo discorso nelle scuole: “Questa è una cosa che mi riempie d’orgoglio, simbolo che stiamo facendo qualcosa di buono e proseguire su questa strada. Ringrazio il Presidente Zaia e il Ministro dell’Istruzione Valditara che ha deciso di inviare questo discorso alle scuole. Io mi impegnerò ancora in questa battaglia, adesso devo cercare di raccogliere un po’ le forze. Ma l’idea è quella di avviare un’associazione o una fondazione, come mi hanno consigliato. È una cosa che sta nei nostri piani”.
“Abbiamo vissuto un momento di profonda angoscia, ci ha travolto una tempesta terribile. Ci siamo bagnati e infreddoliti, ma ringrazio tutti quelli che si sono stretti attorno a noi. Il vostro sostengo è quello di cui avevamo bisogno in queste settimane terribile. Grazie al vescovo, alle forze dell’ordine e a tutte le istituzioni”
“Giulia era come l’avete conosciuta, allegra e felice, una giovane donna, mai sazia di imparare. Dopo la perdita della mamma ha abbracciato la famiglia, lei si è guadagnata anche il titolo di mamma. Era già una combattente, tenace nei momenti di difficoltà e il suo spirito indomito ha ispirato. Il femminicidio è figlio di una cultura sbagliata, come può accadere tutto questo. Come è potuto accadere a lei?”, si chiede l’uomo”.
“Difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione di chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui non siamo d’accordo non aiuta ad abbattere la barriere”.
“Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti. Mi rivolgo prima agli uomini: parliamo agli altri maschi, per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere. Non giriamo la testa di fronte a determinati gesti, anche i più lievi. Insegniamo ai nostri figli ad accettare anche le sconfitte, facciamo in modo che tutti rispettino la sacralità dell’altro.”
“Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci priva del contatto dell’altro: è importante la connessione umana autentica, perché questa mancanza può portare a decisione tragiche. I giovani devono imparare a comunicare. La scuola ha un ruolo fondamentale. Bisogna investire in programmi educativi per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza”.
“Io ti amo tanto, e anche Elena e Davide di adorano, Io non so pregare, ma so sperare. Voglio sperare insieme a te a alla mamma, e a tutti voi qui presenti, che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite, e un giorno possa germogliare, e produca il suo frutto di amore, di perdono, e di pace. Addio Giulia, amore mio. Grazie per questi 22 anni.”
Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha inviato alle scuole una circolare, datata 6 dicembre, con la quale si invitano i docenti a leggere il discorso di Gino Cecchettin pronunciato nel corso del funerale della figlia, che ha avuto luogo a Padova lo scorso 5 dicembre.
“Le istituzioni scolastiche partendo dalle parole di Gino Cecchettin potranno organizzare, nella loro autonomia, momenti di riflessione e di approfondimento sul significato del discorso e sull’ affermazione della cultura del rispetto”, ha scritto il ministro, che aveva subito accolto la proposta del presidente del Veneto Luca Zaia.
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