L’intesa fra Governo e sindacati sui problemi della scuola c’è: su questo non ci sono dubbi, così come non ci sono dubbi che nell’intesa si parli proprio di quei punti che i sindacati hanno messo alla base della proclamazione dello sciopero del 17 maggio prossimo.
Si tratta solo di capire se e come l’intesa potrà essere rispettata.
Il nodo degli stipendi
Il primo nodo riguarda, a nostro parere, la questione retributiva, e non è un nodo di poco conto. L’intesa dice che con la legge di bilancio 2020 verranno stanziate le risorse per il rinnovo contrattuale; anzi si dice che nella legge ci dovranno essere risorse specificamente destinate al personale scolastico.
Questo significa che con le prossime due leggi finanziarie ci dovranno essere non solo i soldi per i contratti di tutto il pubblico impiego (con l’ultima tornata contrattuale erano stati stanziati all’incirca 4 miliardi di euro) ma anche una quota specifica per la scuola.
Nel concreto ci vorranno non meno di 6 miliardi in due anni e il tempo per “trovarli” non è molto: agli inizi di ottobre la legge dovrà essere depositata in Parlamento e per la scuola si dovranno reperire anche altri soldi, ad esempio un paio di miliardi per ridurre il numero di alunni per classe (c’è il ddl della pentastella Azzolina che aspetta di essere finanziato) e un altro miliardo per continuare ad estendere il tempo pieno al sud e per poter assegnare un docente specializzato in educazione motoria e sportiva a tutte le scuole primarie e dell’infanzia (è la proposta del ministro Bussetti).
La regionalizzazione
Su questo tema l’intesa prevede la salvaguardia del sistema nazionale di istruzione, un sistema uniforme di reclutamento e la tutela dell’unitarietà degli ordinamenti statali: tutti aspetti, per la verità, che sono già previsti e garantiti dagli articoli 116 e 117 della Costituzione e che, anzi sono stati anche ribaditi da diverse sentenze della Corte Costituzionale.
Corte che, è bene ricordarlo, in più di una sentenza ha però anche sottolineato che le prerogative delle Regioni espressamente previste dall’art. 117 non possono in alcun modo essere compresse.
Su questa materia, l’intesa sindacati-Governo prevede anche che il reclutamento del personale continui ad essere regolato da norme di carattere nazionale (proprio su questo c’è già una sentenza della Consulta) ma nulla dice sulla possibilità delle regioni di intervenire sugli organici e sulla gestione del personale che è invece proprio ciò che chiedono Veneto e Lombardia e che viene contestato dalla stragrande maggioranza del personale della scuola. Insomma, la sensazione è che l’intesa sia piuttosto lontana dalle richieste di una parte consistente del mondo della scuola.
Precariato
Più semplice appare invece il percorso riguardante il personale precario per il quale già da tempo il Ministro aveva annunciato qualche possibile soluzione (per esempio posti riservati nelle procedure concorsuali o concorsi “facilitati” per chi ha già maturato 36 mesi di servizio).
Sta di fatto che, per il momento, i sindacati rappresentativi del comparto hanno sospeso lo sciopero, in attesa di conoscere le prossime mosse del Governo.
Ma la situazione è molto fluida e non si escludono novità già a partire dai prossimi giorni.