Categorie: Politica scolastica

Intesa in arrivo su orario, aggiornamento e valutazione?

Valutazione di scuola e insegnanti, aggiornamento obbligatorio e “orario potenziato”  potrebbero essere ormai cosa fatta: è questa l’interpretazione che l’Unicobas dà alle dichiarazioni rese dalla Flc-Cgil al termine della conferenza stampa svoltasi nella giornata del 21 luglio.
Ed è molto probabile che il segretario nazionale Stefano d’Errico non abbia tutti i torti. In effetti le proposte della Flc sembrano quasi un via libera nei confronti del Ministero, almeno su alcune questioni.
Intanto il segretario Mimmo Pantaleo ha annunciato la propria disponibilità a discutere di valutazione pur premurandosi subito di aggiungere che i test Invalsi vanni cambiati, ma quello che conta è che – sul principio generale – non c’è chiusura a priori.
E anche sull’orario di lavoro le dichiarazioni di Pantaleo vengono lette dall’Unicobas come una possibile apertura nei confronti del Ministro.
La Flc, infatti, si dichiara nettamente contraria alle sei ore settimanali di lavoro in più per le supplenze ma vede di buon occhio “l’emersione dei carichi di lavoro oltre le attuali ore d’insegnamento”.
Secondo d’Errico, la traduzione è semplice: “Tre ore di aumento d’orario settimanale ma senza aumento d’orario cattedra vogliono dire 3 ore per funzioni burocratiche”.
“Così che – ironizza d’Errico – quando devi correggere compiti in classe e ti servono 7 ore te ne riconoscono 3 e quando per fortuna non hai nulla da fare devi fare mera presenza (che poi il dirigente avrà agio di ‘riempire’ agevolmente)”.
Su tutto – poi – aleggia la questione stipendiale: “Parlare di aumenti, scatti e adeguamenti vari ha poco senso – ricorda d’Errico – fino a quando la scuola continuerà a rimanere nel pubblico impiego. La legge non permette né aumenti superiori all’inflazione programmata né scatti legati all’anzianità. Bisogna ridiscutere una volta per tutte la posizione del comparto scuola. Fino a quando il riferimento continuerà ad essere il decreto 29 del 1993 non se ne verrà fuori. Peccato che quel decreto venne concordato parola per parola proprio con i sindacati rappresentativi”.

 

 

Reginaldo Palermo

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