Politica scolastica

Intesa Ministro sindacati: la carta del docente potrebbe servire per aumentare gli stipendi di docenti e Ata

Come avevamo già anticipato subito dopo la conclusione dell’incontro fra Ministro e sindacati, la mobilitazione proclamata da Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals e Gilda è rientrata.
“Dal Ministro – sostengono i sindacati nel loro comunicato ufficiale – sono stati assunti precisi impegni in ordine alle questioni oggetto del confronto (rinnovo del CCNL, contrasto alla precarietà, nuovo sistema per le abilitazioni, passaggio dei facenti funzioni nel ruolo dei DSGA, soluzioni per completare la stabilizzazione dei precari in Enti di Ricerca, Università ed AFAM), definendo in modo puntuale tempi, modalità e strumenti attraverso i quali portarle a positiva soluzione”.
Un primo tavolo di confronto, incentrato sullo svolgimento dei concorsi, è stato già fissato per il 7 gennaio.
Entro gennaio prenderà avvio quello sui percorsi di abilitazione, in vista di un disegno di legge collegato alla finanziaria.
Per i DSGA facenti funzioni il Ministro si è impegnato a inserire una norma ad hoc nel primo provvedimento legislativo utile (se così è non si comprende però per quale motivo la norma non sia stata inserita già adesso, nel decreto scuola).

Il nodo delle risorse contrattuali

Per quanto concerne il tema del contratto, l’intesa sottoscritta nella serata del 19 dicembre l’intesa sottoscritta nella serata del 19 dicembre prevede l’avvio di un tavolo di confronto entro il mese di gennaio per tentare di definire in modo condiviso le risorse necessarie per il rinnovo contrattuale, “ponendo attenzione a tutte quelle disponibili”.
L’espressione fa pensare ad un possibile trasferimento delle risorse per la Carta del docente sul fondo complessivo destinato al contratto (in tal caso i 400 milioni scarsi, diluiti fra tutti i dipendenti del comparto – Ata e insegnanti – consentirebbero un aumento di circa 15 euro netti a testa).

Revisione rapporto legge/contratto

Ma il tavolo contrattuale, si legge ancora nell’intesa, dovrebbe anche consentire di rivedere il rapporto fra legge e contratto.
I sindacati, infatti, non sono affatto soddisfatto dell’attuale modello di relazioni sindacali perché l’istituto del “confronto”, istituito dal decreto Madia che pure era stato presentato due anni fa come il superamento della legge Brunetta, sta mostrando tutti i suoi limiti.
A questo proposito va anche detto che uno dei motivi della mobilitazione sindacale era legato ad alcune norme introdotte con il decreto scuola (l’obbligo di permanenza per 5 anni nella sede assegnata ai vincitori di concorso, in particolare) considerate come una vera e propria invasione di campo delle prerogative sindacali.
Invasione alla quale però, nelle ultime ore, i sindacati non hanno più fatto cenno.

Reginaldo Palermo

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