I lettori ci scrivono

Introdurre il latino nelle medie? Un’ottima idea

Una lieta sorpresa. Che altro dire. Il recente L’intervento del Presidente dell’Anief, sulla necessità di reintrodurre lo studio del latino nella scuola media ha trovato la mia piena approvazione, così come la proposta di potenziare lo studio della storia e della geografia (ormai ritenuta inutile e obsoleta).

In realtà non si può parlare di sorpresa. Nel corso di questi ultimi anni si sono alzate più voci di intellettuali, studiosi e persone colte e di buon senso a favore di un ritorno, nella scuola dell’obbligo, allo studio della ‘nostra lingua’, il latino e della civiltà latina, da cui proveniamo e in cui affondano le nostre radici. La richiesta non è certo infondata, molte sono le ragioni che dovrebbero indurre il Ministero ad agire in questo senso. L’importanza dello studio del latino è ormai riconosciuta da tutti (anche da coloro che guardano solo alla tecnologia e all’inglese).

Conoscere la lingua dei ‘nostri padri’ porta a apprendere meglio l’italiano e aiuta alla formazione della personalità complessiva degli alunni, allenandone anche il senso critico. Conoscere, attraverso testi originali, il pensiero dei classici permette un confronto con la cultura presente e offre la possibilità di capire meglio il mondo attuale e i suoi mutamenti. Non solo, lo studio della grammatica latina e la ricerca (quasi sperimentale), attraverso la traduzione, dell’essenza e dello spirito dei testi classici (il loro profondo significato) è esercizio del pensiero e forma un metodo di pensiero basato sull’ordine, la costanza e la logica e poi, ci piaccia o meno, il latino è indubbiamente il codice genetico dell’Occidente.

Nella precedente legislatura l’allora Ministro dell’Istruzione (Bianchi) si era pronunciato a favore di una ripresa del latino nelle scuole medie, riconoscendone il suo indubbio valore formativo. Certo la materia non è prevista nelle indicazioni nazionali curricolari, ma, l’autonomia scolastica offre la possibilità alle scuole di attivare insegnamenti ‘interni’, come, a esempio, proprio il latino.

Il dibattito, dunque, sembra rimanere aperto, ed è già una gran cosa. Non so però, sinceramente, a quali risultati veri e concreti potrà portare. Abolire quel ‘nefasto’ atto legislativo del 1978, che cancellava totalmente il latino nella scuola media (favorendo altre materie più pratiche, tecniche e manuali), attualmente, in questo contesto segnato dalla tecnologia, sembra assai difficile (anche se la speranza non muore mai). Basterebbe solo (sarebbe già tanto, ci si potrebbe accontentare), per ridare slancio alla ‘lingua antica e sempre attuale’, eliminare o rivedere la discutibile e poco valida riforma del 2009-2010, che sostanzialmente ha ridotto (in alcuni casi dimezzata) la presenza e l’importanza del latino nei licei.

Ma non illudiamoci troppo. il Ministero dell’istruzione (e del merito, non dimentichiamo!), in questa nuova legislatura, sembra avere altri progetti per la scuola ed è rivolto a riforme che non contemplano un rinascimento della classicità (forse addirittura il contrario) e neppure (altro punto ‘dolens’) una rinascita della geografia.

Comunque è sempre bene tenere la discussione relativa alla imprescindibilità del latino nella scuola accesa e bene ha fatto il Presidente dell’ Anief ad intervenire su questo argomento e su altri, come la geografia (questa sconosciuta) e l’educazione civica trasformata in un insegnamento ‘arlecchinesco’. “Ciò che insegniamo nelle scuole è l’Europa. L’educazione civica dovrebbe avere una sua dignità di materia (affidata ad un unico insegnante competente insegnante o al docente di storia), non dovrebbe essere una pseudo-materia trasversale.”.

Parole giuste, certamente. Ma se rimarranno soltanto parole….

Andrea Ceriani

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