C’è voluto l’intervento del giudice del tribunale amministrativo della Campania riammettere in classe Jessica C., la ragazza invalida al 100% che l’istituto ‘Seneca’ di Monte di Procida ed il Csa della Campania non avevano accettato alla prima classe del liceo socio-psico pedagogico perché maggiorenne.
I motivi erano legati alla maggiore età della ragazza, che secondo le autorità scolastiche le impediva di poter usufruire di docenti di sostegno. Con l’invalidità evidentemente considerata una “variabile” ininfluente.
I motivi erano legati alla maggiore età della ragazza, che secondo le autorità scolastiche le impediva di poter usufruire di docenti di sostegno. Con l’invalidità evidentemente considerata una “variabile” ininfluente.
I genitori, che non si sono mai arresi, producendo documentazioni e consulenze sullo stato di salute della ragazza e sulla sua ferma volontà di proseguire gli studi, hanno presentato ricorso, appellandosi al Tar della Campania. E ora il Tar ha dato loro ragione, riammettendo la ragazza in classe con gli insegnanti di sostegno e condannando gli organi scolastici ai vari livelli a pagare le spese del contenzioso. Un esito, quello espresso dai giudici amministrativi, in linea con quelli emessi in situazioni analoghe, quando si ha a che fare con le famiglie di studenti con disabilità grave che chiedono formalmente di poter applicare per i figli quanto la Costituzione prevede per tutti i cittadini: il diritto allo studio.