Sono un docente disabile, insegno Storia e Filosofia presso un Liceo del frusinate. Ho una grave menomazione dalla nascita e qualche anno fa è sopraggiunto un problema neurologico trattato farmacologicamente.
Sono stato riconosciuto invalido al 100 per cento, con una datata dicitura risalente alla Legge 118 del 1971. Insegno da 15 anni e tuttora regolarmente svolgo la mia attività didattica e la mia funzione docente.
Ricevo attestati di stima sia dagli alunni che dai loro genitori, perché riesco a creare un clima di serenità, di positività, che favorisce l’apprendimento dei miei studenti.
Tuttavia in data 14 settembre 2015 la mia Dirigente Scolastica, ha richiesto la visita collegiale presso la competente Commissione Medica di Verifica di via di Fonseca presso Roma. Qualche giorno addietro mi è stata consegnata la lettera Raccomandata AR con la quale mi viene comunicato che il prossimo 2 Febbraio 2016 alle ore 8.30 devo recarmi a Roma per la visita medico-collegiale.
A settembre l’INPS territorialmente competente mi ha dichiarato “IDONEO A MANSIONI DI TIPO IMPIEGATIZIO”, includendo in questa definizione anche la funzione docente. Ma nonostante il giudizio medico-legale la mia preside inoltra la richiesta suddetta di visita.
Sto vivendo un dramma, perché ho paura di perdere il lavoro e con esso, l’unica cosa che mi è rimasta, dopo due genitori anziani. Diversi specialisti di strutture pubbliche hanno certificato la mia assoluta idoneità all’insegnamento, ma questo alla mia dirigente scolastica non basta.
Credetemi, ho sognato sin dall’infanzia di insegnare, di formare uomini e donne alla cittadinanza, aiutando il loro percorso di maturazione globale della persona. Ora, invece, mi trovo a rincorrere un lavoro, raggiunto dopo anni di sacrificio e di studio. Voglio lottare con tutte le mie forze perché la mia disabilità è una risorsa, non un limite.
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