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Invalsi 2019, alcune perplessità sulla prova di inglese

A seguito delle recenti disposizioni del MIUR in tema di valutazioni, un gruppo di docenti di lingua inglese, corsi diurno e serale di un istituto tecnico di Roma, desidera esprimere le proprie perplessità riguardo alle prove INVALSI di lingua inglese che si terranno tra il 4 e il 30 marzo 2019. In particolare si ritiene che:

  • pur considerando la possibilità di certificare tre diversi livelli (non ancora B1 / B1 / B2), l’obiettivo di raggiungere il livello B2 richiesto dal Ministero sia troppo alto per gli Istituti Tecnici che, a differenza dei licei, si concentrano su un linguaggio settoriale (come da Linee Guida D.P.R. 15 marzo 2010, articolo 8, comma 3) che è diverso per ciascun indirizzo;
  • non si disponga di un tempo adeguato a preparare gli studenti, considerando anche il fatto che le prove di listening necessitano di una preparazione specifica, spesso insufficiente nei libri di testo in adozione nell’anno in corso;
  • la prova sia incompleta perché mancante di almeno due delle quattro abilità necessarie a poter certificare il livello linguistico degli alunni (ovvero speaking e writing) e, di conseguenza, non valida e incongruente con i riferimenti normativi;
  • per le considerazioni di cui sopra, la valutazione INVALSI non corrisponda ad eventuali altre certificazioni di enti accreditati (es. Cambridge ESOL, IELTS, ecc.) e che crei in questo modo una disparità e un conflitto che si rifletterebbe sul curricolo del discente;
  • la prove INVALSI annullino e, ancora una volta, disattendano, quanto stabilito nelle “Linee Guida”, ovvero la capacità di “utilizzare i linguaggi settoriali relativi ai percorsi di studio, per interagire in diversi ambiti e contesti professionali” (cit.) data la mancanza totale di verifica dell’apprendimento della ‘microlingua’;
  • gli istituti non siano sufficientemente attrezzati con PC e postazioni idonee per un CBT (Computer Based Test) in cui, anche il solo malfunzionamento dell’audio, può inficiare totalmente la prova;
  • non sia sufficientemente chiaro come comportarsi nei confronti di quegli alunni che non volessero svolgere il test, dato che esso, pur non essendo in quest’anno scolastico requisito fondamentale per l’ammissione all’esame di Stato, sarà inserito nel curricolo finale.

Inoltre, non è chiaro perché le prove di italiano e matematica siano state suddivise in sei livelli “individuati e descritti sulla base della distribuzione degli studenti e delle domande” e quelle di inglese su una griglia di valutazione europea standardizzata, ovvero il QCER, privata però sia di due delle quattro competenze linguistiche, sia di tre dei sei livelli di competenza previsti (non considerando gli ulteriori tre intermedi)!

Se l’INVALSI è un ente di ricerca e non di certificazione e se lo stesso dichiara di volersi basare su una valutazione criterion-referenced, “mediante il richiamo esplicito al PTOF e alle Indicazioni nazionali”, e non norm-referenced, non è chiaro perchè questo debba essere valido per italiano e matematica e non per la lingua inglese.

Nel diploma dei futuri studenti, già a partire dall’a.s. 2019/2020, sarà riportato separatamente il livello conseguito nelle due competenze di ascolto e lettura della lingua. Dato che ciò non è sufficiente a certificare una reale conoscenza e padronanza della lingua secondo le richieste del mondo del lavoro e dello studio universitario,

Perchè non certificare piuttosto il livello raggiunto dallo studente in relazione al corso di studi specialistico (quindi includendo il linguaggio settoriale)?

Perché non certificare l’apprendimento della lingua in base alla reale offerta dell’istituto (ore in curricolo, presenza o meno di tutor, possibilità di contatti/studi con l’estero, ecc.), compatibilmente con le indicazioni nazionali?

Inoltre, secondo la lettera inviata dall’INVALSI alle scuole il 31 agosto 2018, seguendo il D. Lgs. 62/2017 “le prove INVALSI e lo svolgimento delle azioni a esse connesse costituiscono attività ordinaria d’istituto (artt. 4, 7 e 19)” ma la loro correzione non rientra nella funzione docente, bensì in attività amministrativa-esecutiva che dovrebbe essere in carico, per correttezza, all’ente esterno di valutazione.

Per questo motivo, e alla luce di quanto elencato in precedenza, le insegnanti non intendono fare propria questa rilevazione come sistema di valutazione interna e chiedono che non sia inserita nel PTOF come attività progettuale. Naturalmente, resta lo svolgimento delle prove in orario curricolare secondo il calendario diffuso dal Ministero.

 

Un gruppo di insegnanti di lingua inglese

 

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