Il tema della DaD torna fare discutere, a seguito della pubblicazione dei risultati Invalsi che lasciano intendere che laddove la scuola è stata in presenza ha retto, come nel caso della primaria, mentre l’uso prolungato della didattica a distanza ha generato i maggiori insuccessi ed evidenti sperequazioni sociali.
Già il nostro vice direttore Reginaldo Palermo aveva riferito che a seguito dell’informativa dell’Invalsi le parti politiche si erano attivate per chiedere che i vertici dell’Istituto venissero auditi in Parlamento; e così è.
Un tema sul quale si fonderanno anche le prossime scelte politiche del Ministero, del Governo, delle regioni in fatto di apertura e chiusura delle scuole nel prossimo anno scolastico. I provvedimenti ultra rigoristi di Presidenti di Regione come Emiliano in Puglia o De Luca in Campania, infatti, potrebbero essere fortemente osteggiate in futuro proprio a ragione di quell’arretramento degli apprendimenti che le prove Invalsi testimoniano in modo tanto marcato.
Per problemi tecnico-logistici l’audizione è stata sposata a data da destinarsi.
A seguire riportiamo tuttavia l’intervista alla Presidente Invalsi Anna Maria Ajello da parte di Corrado Zunino su Repubblica.
Dichiara la Presidente Ajello: “Non è diffusa una cultura della valutazione, la scuola ha difficoltà già a comprenderle, le prove”.
“La scuola da casa – spiega Anna Maria Ajello chiamando così la didattica a distanza – è meno efficace della scuola in presenza. La scuola serve, insomma, se vediamo che chi non frequenta poi ha tali arretramenti degli apprendimenti”.
Tuttavia “la stragrande maggioranza degli insegnanti italiani non ama i quiz a tempo. La scuola delle crocette è fallita, tanto più durante la DaD,” afferma il pedagogista Daniele Novara, direttore del Cpp, Centro PsicoPedagogico, e docente presso l’Università Cattolica di Milano. “No modalità trasmissiva e nozionistica della scuola. La scuola è un laboratorio, è una comunità di apprendimento”.
E ancora, in modo provocatorio: “Cosa sta facendo il Ministero per la formazione pedagogica degli insegnanti? Davvero l’emergenza sono gli edifici scolastici? La pedagogia ha abbandonato la scuola”.
Il pedagogista chiarisce poi la propria visione valutativa: “La valutazione è un diritto degli alunni. Ma quale valutazione? Una valutazione basata sui deficit? Ci sono addirittura delle prove in cui gli alunni vengono valutati su ciò che non sanno fare. Invece serve una valutazione evolutiva per capire i progressi degli alunni. Altrimenti replichiamo all’infinito quello che diceva Don Milani, ovvero valutare in modo eguale tra diseguali”.
“Dobbiamo valutare i miglioramenti degli alunni, non quali sono i loro errori, questa è una valutazione umiliante. Sono sbagliati i metodi , la scuola non si rinnova, le prove Invalsi continuano a colpevolizzare gli alunni, sono la foglia di fico di questo errore di metodo. Ma che colpa ne hanno, della DaD?”
Ma la presidente Invalsi si difende: “Noi non rilasciamo punteggi ma descrizione di ciò che gli alunni sanno fare. La valutazione serve perché chiama in causa la responsabilità degli adulti che sono tenuti a formare gli alunni e la responsabilità dei genitori che tengono a casa i loro figli perché i presidenti di Regione permettono loro di farlo”.
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