Intervenuto alla presentazione del nuovo Corso di Laurea Magistrale “Digital Humanities. Beni culturali e Materie letterarie” dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha affrontato alcuni temi come le riforme, il digitale e la perdita degli apprendimenti:
“La disuguaglianza sociale per noi è un problema mentre negli altri Paesi è un indice di stimolo della crescita. Le differenze partono dall’inizio, non in corso d’opera. Alla scuola dell’infanzia bisogna avere non solo bambini, ma anche famiglie in grado di partecipare. Sul tema della dispersione scolastica, dell’abbandono scolastico interveniamo con strumenti diversi. Uno è la riforma dell’orientamento che deve iniziare dalla scuola media, non è il marketing dell’ultima ora, la riforma delle scuole tecniche professionali, e l’organizzazione scolastica sul territorio”.
“La riforma degli ITS andrà al voto finale lunedì o martedì – spiega il Ministro – poi c’è la riforma del reclutamento, parola che a me non piace perché continua a parlarci di una scuola militar fordista fatta di tante materie incomunicanti, di un numero spropositato di classi di concorso. la riforma che abbiamo fatto ha tre parole chiave: formazione, formazione e formazione. La prima formazione è quella iniziale, la seconda è obbligatoria, la terza è quella dei mestieri e dell’autonomia. Senza autonomia non abbiamo scuola, ma l’autonomia è fatta di responsabilità, di competenza e del rischio di divergenze. Dobbiamo formare i nuovi docenti che devono sapere la didattica della materia. Questo Paese perderà un milione e 400mila bambini in dieci anni“.
“La formazione obbligatoria è un’opportunità – afferma ancora Bianchi – noi dobbiamo formare 650mila docenti al digitale. Il digitale è un mondo in trasformazione talmente rapido che a volte quello che noi immaginavamo essere una frontiera, ormai è semplicemente una frontiera perduta. Abbiamo dovuto imparare a usare necessariamente degli strumenti che forse non avremmo, neanche imparato. C’è oggi quest’idea che la Dad è tutto il male, se non avessimo usato la Dad li avremmo persi tutti come in alcuni Paesi civilissimi. I dati dell’Invalsi dicono che siamo riusciti a tenere, abbiamo frenato la caduta”.
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