Da qualche giorno circolano ormai gli esiti delle ultime prove Invalsi, presentati alla stampa lo scorso 5 luglio. Come abbiamo anticipato, tra i dati più eclatanti il fatto che un alunno su due esce dalle scuole superiori con competenze matematiche insufficienti.
Si tratta di alunni che, pur non abbandonando anzitempo la scuola, la terminano senza avere le competenze di base necessarie. Questi studenti, pur non essendo dispersi in senso formale, sono considerati a forte rischio, in quanto hanno limitate prospettive di inserimento nella società, molto simili a quelle degli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado. Tale forma di dispersione scolastica è stata definita dispersione scolastica implicita o nascosta, un fenomeno particolarmente accentuato nel mezzogiorno d’Italia.
Al termine del secondo ciclo d’istruzione, gli allievi che non raggiungono il livello base in Italiano superano la soglia del 60% in Campania, Calabria e Sicilia. In Matematica gli allievi sotto il livello 3 arrivano al 70% in quattro regioni (Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna). Sempre nelle stesse regioni non raggiungono il B2 il 60% degli studenti nella prova di reading e l’80% in quella di listening: è quanto evidenzia la sintesi Invalsi.
Ma vale la pena porre l’accento anche su un altro fenomeno: i divari territoriali riguardano anche coloro i quali hanno risultati eccellenti, nel senso che le eccellenze in nord Italia sono un po’ più eccellenze rispetto a quelle del sud. Un esempio? I grafici presentati alla stampa dal presidente Invalsi, Roberto Ricci, mostrano che i ragazzi con risultati eccellenti in matematica, dalla Valle d’Aosta al Molise, raggiungono livelli di competenza pari o superiori a 5 (il livello massimo). Tuttavia in regioni come la Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, i ragazzi eccellenti raggiungono livelli di competenza che stanno tra 4 e 5.
Lo stesso discorso possiamo farlo se consideriamo, al contrario, gli alunni fragili in matematica, all’uscita della scuola secondaria di secondo grado. Al nord tali alunni raggiungono livelli di competenze superiori a 1, al sud si attestano sotto l’1.
Insomma, i divari territoriali sono tendenze presenti tanto tra gli alunni fragili quanto tra i bravissimi, che al sud mostrano qualche carenza in più dei compagni del nord Italia.
“È quindi legittimo interrogarsi se i problemi riscontrati abbiano origini più lontane,” sottolinea l’Invalsi. “Gli esiti delle ricerche internazionali alle quali l’Italia partecipa dal 1995 ci indicano che le tendenze evidenziate attraverso le prove del 2022 affondano le loro radici molto lontano nel tempo, spesso già a partire dai primi anni 2000. È quindi importante fare tesoro di tutti questi dati per trovare soluzioni adeguate ed efficaci”.
Su questo argomento il presidente Ricci è stato intervistato dall’Ansa, che si interroga sulle ragioni di tale divario. Responsabilità dei docenti? gli è stato chiesto, ma il presidente lo ha escluso: “Non ci sarebbe niente di più ingiusto di accusare la vittima di un problema di esserne la causa”. Insomma, nel mezzogiorno – spiega il presidente Invalsi – i docenti subiscono condizioni territoriali estremamente difficili alle quali fanno fronte con impegno ma spesso senza avere a disposizione grandi mezzi di contrasto alla dispersione scolastica.
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