Comincia a ridursi la dispersione scolastica implicita, quella cioè relativa agli alunni che non raggiungono i livelli di competenze attese. Dal 9,8% del 2021, infatti, si scende 9,7% del 2022, con un calo estremamente rilevante per la Puglia (-4,3 punti percentuali) e per la Calabria (-3,8 punti percentuali). Numeri che l’istituto attribuisce al ritorno della scuola in presenza, a conclusione del secondo anno scolastico dopo la prima ondata pandemica che ha causato la sospensione delle lezioni in classe per lunghi periodi. Su questo argomento il Presidente dell’Invalsi, Roberto Ricci, ribadisce: “La DaD è stata un ottimo strumento di contenimento dell’emergenza, ma l’importanza della scuola in presenza” la ritroviamo evidente nei dati.
I dati delle scuole superiori
Come sempre i dati più drammatici si riscontrano alle scuole superiori, per effetto di un aggravarsi delle problematiche nel corso degli anni. Insomma, quella che è una lieve carenza alla scuola primaria diventa una difficoltà importante alla scuola secondaria di primo grado e finisce per costituire un problema ormai strutturale alle scuole secondarie di secondo grado. La matematica è tra gli ambiti con le peggiori performances, a differenza dell’inglese, dove si riscontrano i migliori risultati in ogni grado di scuola.
Matematica
Qual è il dato preoccupante alle scuole superiori? Solo il 50% degli alunni in uscita dalle scuole secondarie di secondo grado raggiunge in matematica quello che l’Invalsi definisce il livello 3, che corrisponde alla sufficienza. Il che significa che un alunno su due si diploma (ammesso che riesca ad ottenere il diploma) con competenze matematiche al di sotto della sufficienza. Ricordiamo, in proposito, che per i dati Invalsi ai livelli 1 e 2 corrispondono risultati non adeguati; al livello 3 corrispondono risultati adeguati; al livello 4 risultati buoni; al livello 5 risultati molto buoni.
E di non poco conto è il confronto con il 2019, quando erano il 61% i ragazzi e le ragazze che raggiungevano livelli di competenze sufficienti, un calo a precipizio di oltre 10 punti rispetto al periodo pre-pandemico (ma resta un dato stabile se confrontato con il 2021, quando registrammo l’identico 50%).
Italiano
In Italiano riscontriamo un lievissimo miglioramento. Sono il 52% gli studenti che terminano le scuole superiori con competenze almeno sufficienti (livello 3), a fronte di un 48% di ragazzi con competenze al di sotto della sufficienza nell’uso e nella comprensione della propria lingua. Un dato paradossale se confrontato con le elevate competenze in lingua inglese dimostrate dagli alunni. Insomma agli alunni italiani mediamente viene più semplice raggiungere buoni risultati in inglese che nella lingua madre. Come mai?
Inglese
Ci spieghiamo il fenomeno dei buoni risultati degli alunni in lingua straniera con l’efficienza della didattica della lingua straniera che beneficia di un quadro di competenze attese molto preciso: il quadro comune europeo di riferimento, che è alla base di una vera e propria didattica per competenze. Precisiamo che in Inglese i dati Invalsi considerano fortemente inadeguato il risultato di chi non raggiunga il livello B1 del quadro europeo; non adeguato il livello B1; traguardo previsto dalle indicazioni nazionali il livello B2, “che rappresenta un obiettivo ambizioso,” spiega lo stesso Roberto Ricci, presidente Invalsi, che ha presentato i dati in anteprima alla stampa giorno 5 luglio. Ebbene in lingua inglese gli studenti e le studentesse che raggiungono l’ambizioso traguardo del livello B2 nel reading (competenze di lettura) sono la maggioranza, il 52%, una percentuale in calo di soli 3 punti rispetto al 2019 (55%).
Differenze tra regioni
Le differenze tra le regioni continuano a rappresentare uno dei dati più sconfortanti, dato che la scuola a livello di sistema non sembra essere in grado di mitigare l’effetto del contesto e della provenienza degli studenti sui risultati di apprendimento. Le regioni del Sud (isole incluse), restano molto distanti da quelle del nord in termini non solo di alunni fragili, ma persino in termini di alunni eccellenti. In altre parole le eccellenze al sud raggiungono comunque livelli di competenze inferiori rispetto al nord, con l’eccezione negativa della Liguria, che tra le regioni settentrionali è quella che mostra le maggiori criticità. In fatto di divario territoriale rispetto alle eccellenze ci vengono segnalati fino a 15 punti di differenza tra le regioni del nord e alcune del Mezzogiorno.
Dati, quelli legati alle differenze tra regioni, che rimangono in linea con la situazione riscontrata dieci anni fa: criticità dunque che risalgono molto indietro nel tempo, a ben prima della pandemia.
Per rimanere in tema di eccellenze, un altro dato particolarmente significativo riguarda il fatto che gli allievi eccellenti sono presenti con una percentuale più che doppia tra le famiglie avvantaggiate rispetto a quelle con deprivazione socio-culturale ed economica.
Quanti studenti coinvolti?
Le prove INVALSI 2022 hanno coinvolto oltre 920.000 allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 545.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e poco più di 953.000 di studenti della scuola secondaria di secondo grado (classe II e ultimo anno).
I dati Invalsi servono?
E a chi in modo provocatorio contesta che le rilevazioni Invalsi non porterebbero alcun miglioramento al sistema scolastico, Roberto Ricci ribatte: “Come l’Istat rileva il tasso di occupazione/disoccupazione senza che nessuno le contesti che non fa nulla per migliorare tali livelli di occupazione, così il ruolo dell’Invalsi è di rilevare i dati, non di agire a modificarli”.
Il sondaggio della Tecnica della Scuola
La Tecnica della Scuola interroga i propri lettori su quelle che potrebbero essere le strategie non solo didattiche ma di sistema che potrebbero aiutare la scuola ad essere più efficace sul fronte delle competenze degli alunni e della riduzione dei tassi di abbandono scolastico. Come migliorare le competenze e ridurre la dispersione scolastica?