Le prove Invalsi 2018 si sono concluse ma le polemiche tutt’altro. Infatti, tenere ancora banco è la questione del’impegno dei docenti alla somministrazione e correzione dei test, che è stato fatto rientrare nel novero delle attività ordinarie di insegnamento dal decreto n. 62/2017, attuativo della legge n. 107/2015, ma dall’altro lascia senza dubbio molta confusione sulla reale applicazione della norma.
A sostenere la contrarietà dell’opera gratuita degli insegnanti per le prove invalsi è il sindacato Gilda di Parma e Piacenza, che in un comunicato entra nel merito della questione, partendo dal decreto 62/2017: “Una norma generica, la quale sicuramente impone ad ogni istituto scolastico, come persona giuridica, di provvedere all’attuazione della norma. Tuttavia, pur volendo ritenere che debbano essere i docenti o il personale Ata a farsi carico di attività che sono proprie di un’altra amministrazione qual è l’Invalsi, con la quale il personale scolastico non ha alcun legame contrattuale, il richiamato dettato normativo nulla disciplina in merito all’impegno che docenti e non docenti che dovrebbero prestare (tempistiche da rispettare, modalità e criteri di individuazione, coperture finanziarie che servono remunerare i docenti per lo svolgimento di attività extracattedra o corrispondere lo straordinario per il personale Ata)”.
Infatti, prosegue il sindacato, pur trattandosi di un’attività ordinaria, questa “non presuppone che debba essere svolta gratis, al di fuori di ogni disciplina contrattuale e da ogni norma regolatrice dei rapporti di lavoro. L’unico sforzo che può essere congruente con l’inquadramento professionale, seppur sforzandosi di ritenere l’attività di data entry per un ente statistico una funzione docente, è quello che ogni scuola si organizzi:
In effetti, come propone lo stesso sindacato e alcune scuole sappiamo che già lo prevedono, gli insegnanti e il personale impegnato nelle prove Invalsi dovrebbero ricevere un compenso per l’opera prestata, utilizzando il Fondo d’istituto. Pertanto, possiamo discutere se è giusto o meno che si paghino i docenti impegnati con il Fondo d’istituto, ma senza dubbio le scuole potrebbero già in contrattazione prevedere un fondo destinato proprio per questo fine.
Successivamente, si può anche pensare trovare con l’Invalsi una soluzione diversa, ma il buon senso e il rispetto delle regole comunque possono servire per temporeggiare senza che a pagarne siano i lavoratori.
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