Sì, è vero: oggi una famiglia ha difficoltà a reperire informazioni sugli istituti, ma “da luglio le cose cambiano, perché per la prima volta verrà pubblicato il rapporto di autovalutazione delle scuole, il cosiddetto Rav”. A dirlo, in un’intervista al Corriere della Sera del 22 giugno, è Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi.
Si tratta di un documento telematico, spiega Ajello, “che prevede 49 indicatori, uno dei quali è costituito dai risultati Invalsi, pesati però rispetto allo status socio-economico degli studenti e al contesto di provenienza. Perché non avrebbe senso confrontare la prestazione dei ragazzi di una scuola di Trento con quelli di Scampia”.
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Il presidente dell’Istituto nazionale di valutazione, comunque, ha modo dire anche che “valutare una scuola solo sulla base dei risultati Invalsi non ha senso. Le prove Invalsi sono solo uno degli indicatori della qualità di una scuola. Dire che rendere pubblici i test Invalsi servirebbe ad aiutare i genitori a scegliere la scuola migliore per i propri figli, significa attribuire all’Invalsi un ruolo che non ha. Se per esempio dovessi iscrivere mio figlio alla scuola primaria e fossi in dubbio tra un istituto con dei risultati Invalsi migliori, ma più lontano da casa, e quello sotto casa che è andato un po’ peggio nell’Invalsi, ma ha un bel giardino e ambienti ricchi di materiali didattici e che prende in carico con cura gli alunni che hanno specifiche difficoltà, io non esiterei a scegliere il secondo”.
Certo, aggiungiamo noi, quest’anno il Rav non potrà essere molto utile: il 99 per cento delle iscrizioni sono infatti state già espletate. Anche se, sempre per motivi validi, dei cambi di scuola all’ultimo momento possono essere sempre possibili.
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