Anche quest’anno, la diffusione dei dati delle rilevazioni Invalsi si accompagnano a critiche e polemiche.
In questa intervista ne parliamo con Roberto Ricci, presidente dell’Istituto.
Inversione di tendenza rispetto al passato
Secondo Ricci le ultime rilevazioni evidenziano un’inversione di tendenza rispetto agli anni passati, caratterizzati da un calo dei risultati. In particolare, alla fine della scuola secondaria di secondo grado, si notano movimenti positivi che indicano una ripresa. Un altro aspetto positivo è il costante incremento degli esiti nell’apprendimento dell’inglese, dimostrazione di come rilevazioni standardizzate possano incentrare l’attenzione sulla necessità di rafforzare l’apprendimento in determinate aree.
Non mancano elementi di preoccupazione legati a problemi già noti, come le grosse differenze territoriali e l’importanza del contesto socio-economico-culturale sull’apprendimento.
Un’altra questione riguarda la matematica, materia per la quale si registrano differenze molto marcate nell’apprendimento a seconda del territorio.
Valutare le politiche scolastiche
Con il presidente Ricci parliamo anche dell’utilizzo dei dati delle rilevazioni soprattutto allo scopo di valutare l’efficacia delle politiche educative per orientare le scelte future, anche se resta aperta la discussione su quanto tempo occorra per valutare l’impatto di tali politiche e sulla necessità di tempi congrui per osservare cambiamenti significativi.
Con Ricci affrontiamo il nodo della dispersione implicita, che, nonostante le critiche, resta uno strumento importante per individuare studenti con livelli di apprendimento insufficienti nonostante il conseguimento del diploma.
Il presidente tocca anche il tema dell’intelligenza artificiale che, a suo parere, potrebbe dare un contributo importante alla ricerca di strumenti e pratiche di valutazione degli apprendimenti.