La pubblicazione dei dati INVALSI 2021, avvenuta il 15 luglio scorso, ha confermato tutte le previsioni e le paure per gli effetti che la pandemia avrebbe potuto produrre a causa delle restrizioni sulla didattica in presenza. Risultati sui quali è necessario seriamente riflettere da parte del mondo della scuola e anche da parte del Ministero, e dei decisori politici, per trovare soluzioni, a partire dal prossimo settembre, per ampliare l’offerta formativa e recuperare il gap di socialità e di apprendimenti di competenze sia rispetto al 2019, ultimo anno per il quale di dispone di dati per un confronto, sia rispetto agli studenti di molti altri Paesi europei e OCSE, che non hanno applicato misure così restrittive e hanno permesso, quindi, ai loro studenti di non interrompere il feeling educativo in presenza.
I dati hanno evidenziato in tutta la loro drammaticità come le studentesse e gli studenti del secondo ciclo si siano smarriti con e per la didattica a distanza e accanto agli abbandoni che coinvolgono il 13% dei ragazzi, che non completano il ciclo di studi del secondo ciclo, l’Invalsi ha evidenziato come siano carenti e preoccupanti gli apprendimenti e le competenze non acquisite anche tra i giovani che hanno portato a termine il loro percorso di studi nella scuola secondaria di secondo grado.
Nel 2019, prima della pandemia, la dispersione implicita, che è riferita a quei giovani che raggiungono sì il diploma, ma non hanno le competenze adeguate previste dalle Linee Guida del secondo ciclo, coinvolgeva il 7% della popolazione scolastica che ha rivelato competenze equivalenti al secondo anno del primo biennio della scuola secondaria di secondo grado e in alcuni casi, addirittura, alla fine del primo ciclo d’istruzione.
Questo fenomeno è stato gravemente accentuato dalla pandemia e dalla decisione di sospendere le attività didattiche soprattutto nelle scuole del secondo ciclo per la carenza del servizio dei trasporti e la dispersione implicita ha raggiunto il 9,5 % a livello nazionale con cifre spaventose in molte regioni del Mezzogiorno. Una triste classifica che assolutamente stride con il nostro essere campioni europei anche se solo nel calcio. In questa pessima graduatoria della dispersione implicita troviamo la Calabria con il coinvolgimento del 22,4% dei giovani e seguono Campania al 20,1%, Sicilia 16,5%, Puglia 16,2%, Sardegna 15,2%, Basilicata 10,8%, Abruzzo 10,2%).
Una triste graduatoria che sta a dimostrare tutta la debolezza del sistema istruzione incapace di garantire a tutti i cittadini dei vari territori pari livelli essenziali delle prestazioni.
Da questi dati è necessario ripartire a settembre nelle nostre scuole rivedendo i nostri Rapporti di Autovalutazione, i nostri Piani di Miglioramento e con uno slancio civico, deontologico, progettuale, che sono così presenti ed accentuati nella maggior parte dei docenti e dirigenti della scuola italiana, ridisegnare le nostre comunità di apprendimento con obiettivi precisi e definiti da raggiungersi con la determinazione e la resilienza necessarie per realizzare grandi obiettivi.
La recente vittoria della nazionale di calcio agli europei del 2020 può essere anche una felice metafora per i destini della nostra scuola. La vittoria di questi giorni è nata dalla sconfitta gravissima della esclusione dei Mondiali del 2018, cui ha fatto seguito un lavoro di riflessione, di motivazione e di costruzione di una comunità calcistica, ma soprattutto umana, che ha creduto e lavorato fortemente intorno al concetto di squadra e si è prefissati obiettivi precisi e ambiziosi.
La scuola da sempre, dal 1974 con i decreti delegati, si è definita una “comunità educante” anche se poi ha preferito avvalersi di bravi solisti, senza premi e riconoscimenti, e potrebbe avvalersi, per ripensare ad una ripartenza, dei prossimi appuntamenti con la RENDICONTAZIONE SOCIALE, prevista dal DPR 80 del 2013, ma resa obbligatoria solo a partire dall’anno scolastico 2019/2020 e avviata con grande slancio da molte scuole italiane e poi interrotta anche essa per la pandemia.
La rendicontazione sociale è funzionale ai processi di metacognizione, di autoriflessione necessari per la realizzazione di ogni impresa umana e permette al collegio docenti di riflettere sugli obiettivi prefissati, sui risultati raggiunti e sui processi da attivare per raggiungere mete ambiziose ma non impossibili.
Anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza offre e garantisce i finanziamenti necessari per gli interventi strutturali e funzionali, ma è necessario, ai vari livelli garantire una squadra forte e consistente di Dirigenti Tecnici, vincitori di concorso e non semplicemente nominati, capaci di accompagnare le scuole in questi processi di innovazione, di Dirigenti scolastici che diano autorevolezza e identità alle Istituzioni scolastiche eliminando il grave fenomeno delle reggenze che quest’anno torneranno di moda in molte scuole, ma soprattutto è necessario un PROGETTO e un’IDEA di ISTRUZIONE capaci di mobilitare energie e sinergie utili, necessarie e indispensabili e funzionali al successo scolastico e al rilancio del nostro Paese che potrebbe assurgere ad avere in Europa un ruolo importante e determinante.
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