Finalmente i dati Invalsi. Il monitoraggio degli apprendimenti che ha seguito degli ultimi due anni scolastici di pandemia è stato reso pubblico. La scuola primaria tiene, questo il dato più incoraggiante dell’analisi Invalsi, un dato – lo ricordiamo – che viene fuori da una serie di seminari condotti nell’a.s. 19-20, al posto delle rilevazioni ordinarie; e dalle rilevazioni ordinarie nel caso dell’anno scolastico 20-21, durante il quale i ragazzi sono tornati a sottoporsi alle prove, nonostante esse non siano state requisito di ammissione ai gradi o agli anni successivi di scuola.
Che significa che la scuola primaria tiene? Che i risultati 2021 mostrano dei trend stabili rispetto al 2019, sebbene permangano delle differenze territoriali. Un risultato che lascia pensare al minore ricorso alla DaD nella scuola primaria, rispetto a quanto accaduto nella scuola secondaria di secondo grado, la quale mostra il più forte arretramento degli apprendimenti rispetto a tutti gli altri gradi di scuola.
I risultati della scuola primaria sono molto simili in tutte le regioni del Paese e difficilmente le differenze sono significative in senso statistico. Tuttavia, emergono già alcune indicazioni che possono lasciare intravedere aspetti problematici che nel ciclo secondario contribuiscono a determinare risultati molto diversi sul territorio nazionale e tra le scuole, avverte il rapporto di sintesi realizzato dall’Invalsi.
A seguire, lo specifico del grado 2 e 5, terminologia che nell’analisi Invalsi rappresenta le classi seconde e quinte della scuola primaria.
I risultati medi di Italiano al termine della II primaria e della V primaria
sono molto simili all’interno di ciascun grado scolastico in tutto il Paese e si
riscontra un leggero incremento degli allievi che si trovano nei livelli più alti di risultato (livelli 4-5-6).
Per Matematica, invece, si osserva un leggero calo del risultato medio complessivo rispetto al 2019 e una piccola riduzione del numero degli allievi che raggiungono risultati buoni o molto buoni (livelli 4-5-6).
Buoni i risultati d’Inglese degli allievi della scuola primaria italiana. Il 92% degli allievi della V primaria raggiunge il prescritto livello A1 del QCER nella prova di lettura (reading) e l’82% di allievi il prescritto livello A1 del QCER nella prova di ascolto (listening).
Una maggiore tenuta, dunque, dell’inglese rispetto alle altre discipline oggetto di analisi. Un trend, peraltro, che si riscontra anche negli altri gradi di scuola, a riprova, probabilmente, che la didattica dell’inglese ha una certa efficacia che le altre didattiche non hanno. A questo proposito Roberto Ricci, responsabile nazionale delle prove Invalsi, ha osservato: “Nell’inglese l’introduzione degli standard da parte del legislatore, a livello internazionale, ha senz’altro agevolato la didattica. Sapere che bisogna arrivare là, a quei livelli, è un meccanismo che aiuta”.
Quanto alle differenze territoriali, in lingua inglese: al Nord e al Centro gli allievi che raggiungono il livello A1 di reading sono circa il 90%, mentre al Sud circa l’85%. Per il listening, invece, gli allievi che si collocano al livello A1 sono circa l’87% al Nord e al Centro, mentre circa il 77% al Sud.
Un dato che ci ricorda che già alla scuola primaria il Mezzogiorno fatica a garantire uguali opportunità a tutti, con effetti che proseguono sui gradi scolastici successivi.
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