I recenti provvedimenti ministeriali applicativi del decreto legislativo n. 62/2017 in materia di valutazione ed esami di Stato pone qualche interrogativo, a partire dalla funzione dei test Invalsi.
PROVE INVALSI: PER VALUTARE GLI ALUNNI E IL SISTEMA
Finora Invalsi e Ministero sono sempre stati fermi su un punto: le prove servono per valutare il sistema nel suo complesso e semmai per evidenziare le “aree” di sofferenza del territorio nazionale in modo da disporre di adeguati elementi valutativi per allocare risorse o per conoscere gli esiti dei processi di riforma.
Le perplessità nascono dal fatto che l’articolo 3 del DM 742 del 3 ottobre 2017 prevede espressamente che il modello di certificazione delle competenze deve essere “integrato da una sezione, predisposta e redatta a cura di INVALSI che descrive i livelli conseguiti dall’alunna e dall’alunno nelle prove nazionali di italiano e matematica”.
“Il modello – prosegue il documento – è, altresì, integrato da una ulteriore sezione, predisposta e redatta a cura di INVALSI che certifica le abilità di comprensione e uso della lingua inglese ad esito della prova scritta nazionale”.
E’ del tutto evidente che, in tal modo, l’aspetto della valutazione degli apprendimenti dell’alunno diventa assolutamente preponderante rispetto alle altre funzioni della rilevazione.
CHI FIRMA LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE
C’è poi un’ulteriore stranezza da rilevare.
La certificazione delle competenze (anche quella rilasciata al termine della scuola primaria) dovrà essere firmata esclusivamente dal dirigente scolastico e non anche dai docenti del team.
Ma il dirigente, sulla base di quali elementi potrà certificare le competenze raggiunte da ciascun alunno? Ovviamente lo potrà fare sulla base degli esiti dello scrutinio finale che però, a questo punto, dovrà contenere in allegato un prospetto analitico con tutti i dati del caso.
Francamente ci sembra una complicazione inutile, non sarebbe meglio prevedere che la certificazione venga sottoscritta anche dai docenti del team?
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