Il maggiore arretramento degli apprendimenti lo si ritrova nella scuola secondaria di secondo grado: è quanto emerge dalle ultime rilevazioni Invalsi 2021, presentate alla stampa nella mattinata di martedì 13 luglio e rese pubbliche il giorno successivo.
E non si può fare a meno di notare che proprio il grado di scuola maggiormente toccato dal learning loss è anche quello che più di tutti è stato mantenuto in regime di didattica a distanza, per lunghi periodi. Un dato ulteriormente avvalorato dall’arretramento culturale delle Regioni Puglia e Campania, che costituiscono anche quelle in cui le precauzioni sanitarie hanno comportato il mantenimento della DaD per tempi più lunghi. Una preoccupazione che era stata sollevata più volte anche dall’allora ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, andata in scontro con le scelte ultra rigoriste dei Governatori Emiliano e De Luca.
Sulla DaD interviene anche Roberto Ricci, responsabile nazionale delle prove Invalsi, che chiarisce: “La DaD non va paragonata con la didattica in presenza ma con l’assenza di didattica. Sempre meglio di niente.”. E ancora: “Chiaramente la DaD non è uno strumento che può arrivare ovunque”.
Un tema che incontra anche i recenti risultati di altre ricerche, quelle condotte dalla Fondazione Agnelli del direttore Andrea Gavosto, che ci testimoniano di una implementazione della DaD senza alcuna innovazione didattica. Insomma, la DaD non basta da sola, occorre che venga applicata mediante una didattica efficace e nuova, adeguata al contesto informatico, che non sia replica della ordinaria didattica in presenza di tipo trasmissivo.
Rispetto al 2019 i risultati del 2021 di Italiano e Matematica sono più bassi, mentre quelli di Inglese (sia listening sia reading) sono stabili.
A livello nazionale gli studenti che non raggiungono risultati adeguati,
ossia non in linea con quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali sono:
Rispetto al 2019 si riscontra:
Anche nel caso della scuola secondaria superiore, come nel caso della scuola secondaria di primo grado, le maggiori perdite degli apprendimenti si riscontrano in concomitanza delle fasce sociali più svantaggiate. Un dato che peggiora con la pandemia – avverte la sintesi del rapporto Invalsi-
Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7%, vale a dire che il 7% degli studenti delle scuole italiane nel 2019 ha conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado, ma con competenze di base inadeguate, ferme al livello del primo ciclo d’istruzione. Purtroppo la pandemia ha aggravato questo fenomeno e la percentuale della dispersione scolastica implicita ha raggiunto il 9,5%.
Il dato della dispersione implicita, peraltro, si accavalla nel Sud Italia, con quello della dispersione esplicita. Conferma l’Invalsi: In alcune ragioni del Mezzogiorno essa ha superato ampiamente valori a due cifre (Calabria 22,4%, Campania 20,1%, Sicilia 16,5%, Puglia 16,2%, Sardegna 15,2%, Basilicata 10,8%, Abruzzo 10,2%), fenomeno particolarmente preoccupante poiché nelle stesse regioni anche il numero di dispersi espliciti (coloro che hanno abbandonato la scuola prima del diploma) è considerevolmente più alto della media nazionale.
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